Materada –
Fulvio Tomizza – Bompiani – Pagg. 192 – ISBN 9788845244346 -
Euro 7,50
“Da
quando mi ricordo, qui da noi sono venuti dapprima gli austriaci, poi
gli italiani, dopo i tedeschi; infine siete venuti voialtri. Tutti se
ne sono andati, ed erano più forti di voi. Io stesso ho visto cadere
prima l’aquila, poi il fascio e la croce uncinata. Perché un
giorno non dovrebbe cadere anche la falce e il martello?”
Con
questo interrogativo Francesco Kozlovic’ sfida il potere, la
prepotenza, l’ingiustizia, semplicemente presentando la verità
storica che anche un umile colono è in grado di constatare: Materada
è terra di confine, terra schiava, terra bella e meravigliosa ma
destinata ad essere posseduta. Qui il secondo dopoguerra sancisce
l’ennesima beffa dei territori spartiti e condanna gli uomini ad
una scelta improbabile, innaturale, una seconda vita e una seconda
anagrafe. Il contadino di Materada, pur povero e vessato da uno zio
imbroglione che lo ha reso nullatenente, dovrà fare anch’egli
quella dolorosa scelta, dovrà ponderare bene il destino dei figli,
dovrà decidere se mantenere saldo l’atavico legame con la terra,
patria e suolo da coltivare, o salutare gli avi sepolti nel cimitero.
Non
una riga di questo romanzo si abbandona al lirismo, non una pagina
porta alla commozione dell’animo, né un intero capitolo si veste
di pianto, eppure con una prosa asciutta, secca, viva e sincera ci si
ritrova a patire per il destino di quelle genti, a comprenderne le
ragioni, a sperare per loro. Vi sono delle pagine, soprattutto da
metà opera in poi, che è difficile abbandonare e, a lettura
ultimata, rimane forte nel cuore il sentimento della vita: sincero e
pulito, senza fronzoli come la prosa di Tomizza.
Vivamente
consigliato.
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