Angeli caduti
di Beppe Iannozzi
In copertina Angeli caduti di Sebastiaqno Bongi Tomà
Cicorivolta Edizioni
Narrativa raccolta di racconti
Collana I quaderni di Cico
Pagg. 230
ISBN 978-88- 97424-56-7
Prezzo € 13,00
Un’energia creativa travolgente
Giuseppe Iannozzi non è di certo uno sconosciuto,
almeno sul web, dove sono presenti alcuni suoi blog in cui pubblica un po’ di
tutto, sia di suo che di altri, in un campo che spazia dalla poesia all’editoriale,
ma soprattutto caratterizzato da numerose recensioni. Al riguardo di queste
ultime, non sono infrequenti le stroncature, specialmente di lavori letterari
di alcuni nomi nei confronti dei quali manifesta una spiccata avversione.
Ora ha deciso anche lui di fare un salto d’ambiente
e di mettersi sul mercato editoriale con un volume di racconti intitolato Angeli
caduti.
E’ certamente una prova del fuoco, e credo che lui
ne sia ben edotto, perché un conto è fare il critico, magari non condiviso, e
un altro è scrivere opere letterarie, inevitabilmente sottoposte a un giudizio
non solo dei lettori, ma anche di recensori.
Bisogna dargli atto di un certo coraggio, anche se
è mia opinione che gli stroncati non si faranno vivi con valutazioni negative,
ma preferiranno ignorare, e non tanto per uno stile cavalleresco, quanto perché
meno si parla di un libro, minore è la possibilità che possa destare interesse.
Ciò che stupisce in questi racconti - scritti
senz’altro in epoche diverse, poiché è possibile notare una modifica, anche se
non rilevante, dello stile - è l’energia esplosiva di questo autore, un’energia
creativa che a volte lo porta a degli eccessi e che è mia convinzione che,
qualora fosse ben controllata, porterebbe a dei risultati senz’altro più rilevanti.
E così ci sono prose brevissime, quasi dei flash, che a mio parere
meriterebbero una più ampia elaborazione, sulla base dell’argomento trattato, e
altre che invece si dilungano eccessivamente, quando il tutto si potrebbe
esaurire, con maggior convenienza e piacere, nel giro di tre-quattro pagine.
Quella che però è una costante è una visione
pessimistica dell’umanità e quella consistente energia creativa appare più il
risultato dello sfogo di un malessere che cova dentro, piuttosto che il frutto
di una lunga meditazione di carattere filosofico, maturata negli anni e magari
anche esacerbata da fatti contingenti.
Nonostante questo, ci sono racconti che non possono
non destare interesse ed apparire appaganti, dopo l’inevitabile primo impatto
con la scrittura di un autore che s’impone al lettore, quasi travolgendolo.
Il primo della raccolta, per esempio, Amen,
oltre a essere caratterizzato da uno stile che per alcuni aspetti e a tratti si
ispira a quello di Saramago, di cui mi risulta che Iannozzi sia grande estimatore, è un monologo che, pur essendo un urlo di
dolore, assume le caratteristiche di una ineluttabile constatazione sul
significato dell’esistenza, raggiungendo un vertice di misticismo non certo di
maniera.
Bocca di
rosa, invece, è una prosa breve che
forse avrebbe meritato una più ampia elaborazione, ma che è intrisa di una
violenza sconvolgente, quasi una rappresentazione della disumanità dell’attuale
umanità.
La stessa forza incontrollabile si riscontra pure
in Istantanea, mentre invece in Vincent il vecchio c’è un maggior
controllo dell’energia creativa che sfocia in un racconto in cui la penna più
che incidere pare sfiorare il foglio; ne risulta così una narrazione più
fruibile, più portata a soffermarsi sul significato delle parole e cercare di comprendere
quel gioco di “detto e non detto” che solitamente impreziosisce un lavoro
letterario.
Come è possibile comprendere, quelle che ho appena
nominato sono le prose che più mi hanno convinto e che anche mi sono risultate
più gradite; poi, come succede in ogni raccolta di racconti, ce ne sono di
buoni e meno buoni, ma direi che nel complesso il livello è soddisfacente.
Per concludere, pur rimarcando ancora una volta il
marcato pessimismo che permea l’intero libro e quella forza che si sprigiona a
volte incontrollata (e che se ben orientata porterebbe senz’altro a risultati
migliori), mi sento di dire che Angeli caduti, per essere quasi
un’opera prima (nel lontano 1994 Iannozzi ha pubblicato un romanzo), non è male
e che quindi ci troviamo di fronte a un esordio sostanzialmente positivo, tale
da rendere consigliabile la lettura.
Giuseppe
Iannozzi, classe 1972, torinese di adozione, giornalista e
critico letterario, nell'ormai lontano 2000 d.C. è stato il fondatore di uno
dei primi lit-blog culturali su piattaforma Splinder, King Lear Officina Avanguardie, che nel 2007 è diventato Jujol Cultura e Spettacolo a cura di
Iannozzi Giuseppe (jujoliannozzigiuseppe.wordpress.com).
Oggi tiene viva una pagina personale all'indirizzo iannozzigiuseppe.wordpress.com, oltre a un blog di sola critica letteraria (iannozzigiuseppe.blogspot.com).
Dal 2010 scrive, insieme a RomanticaVany, poesie d'amore, tutte raccolte nel blog Biogiannozzi [& RomanticaVany] (biogiannozzi.splinder.com)-
Oggi tiene viva una pagina personale all'indirizzo iannozzigiuseppe.wordpress.com, oltre a un blog di sola critica letteraria (iannozzigiuseppe.blogspot.com).
Dal 2010 scrive, insieme a RomanticaVany, poesie d'amore, tutte raccolte nel blog Biogiannozzi [& RomanticaVany] (biogiannozzi.splinder.com)-
Nel 1994
ha pubblicato il romanzo “Amanti nel buio di una stanza” (Editrice Nuovi Autori).
Inoltre, con il servizio di autopubblicazione Lulu.com, ha reso disponibili al
pubblico alcuni dei suoi lavori: “Premio
Strega”, “Morte all'alba”,
“Racconti di Nani e Giganti”,
le raccolte poetiche “Nere. Gli anni
delle innocenze”, “d'Amore”
e “d'Amore 2” (insieme a
RomanticaVany), più due instant book, “Cesare
Battisti. Il fascista rosso” e “Il
caso Marrazzo. Molte ombre e poca luce”.
Recensione
di Renzo Montagnoli
A volte leggo qualche suo racconto sul blog che porta il suo nome ed effettivamente quasi sempre sono sono rimasta disorientata dall'aggressività dell'autore, che magari ha buone idee, ma poi finisce con sprecarle con dei toni eccessivi. Non ho letto questo libro, ma vista la recensione credo che questo sia il suo stile, che, a mio parere, dovrebbe smussare, perchè il lettore, normalmente, non ama l'imposizione.
RispondiEliminaAgnese Addari