Saluti notturni dal Passo della Cisa
di Piero Chiara
A cura di Mauro Novelli
Introduzione di Giovanni Tesio
In copertina: Antonio Donghi, Donne per le scale (1929)
Firenze. Collezione Banca Toscana
Arnoldo Mondadori Editore
Narrativa romanzo
Collana Oscar scrittori moderni
Pagg. XXXVII – 112
ISBN 9788804492849
Prezzo €
9,00
Le
molte verità
Correva l’anno 1986
allorché Piero Chiara, malato senza speranza di guarigione, scrisse questo
romanzo, un po’ insolito, soprattutto per la collocazione geografica, per
niente lacustre, protesa com’è da Bergamo a Lerici, ma con nel centro del
mirino Langhirano, terra di prosciutti e che richiama un vago sentore
godereccio, da sempre irresistibile per lo scrittore luinese. Non si pensi
tuttavia di leggere di avventure che richiamano al riso, come nel riuscitissimo
Il piatto piange, ma al più ci si può
concedere qualche sorriso, come giusto del resto per un autore che si appresta
a lasciare un mondo che ha sempre amato, descrivendolo con sottile ironia,
portando alla luce vizi e difetti non certo per scopi moralistici, ma per ridere
di noi stessi, ben lungi dall’essere perfetti e consapevoli che la vita è
troppo breve per non essere vissuta.
Saluti notturni dal Passo della Cisa, che verrà pubblicato
postumo, è un giallo che nasce da un fatto delittuoso realmente accaduto, tuttavia
allineato alle esigenze di Chiara che voleva lasciare un’opera sul concetto di
verità, un rompicapo dove tutto ciò che sembra logico non lo è e tutto quello
che pare innaturale finisce con il diventare reale.
Un duplice delitto, forse
non premeditato, in un’antica villa dove risiedono le vittime è un gioco
d’arguzie che porterà a un finale sconcertante, come era già accaduto per La stanza del Vescovo e per I giovedì della signora Giulia.
Ci si chiede, infatti, se
il dottor Salmarani, imputato degli omicidi, condannato in Corte d’Assise e poi assolto in appello
per insufficienza di prove, sia veramente colpevole e se esistano altre verità.
Se lo chiede anche sua
moglie, figlia di una delle vittime, anzi lo chiede al marito e questo
risponde: Ti ho messo davanti tutte le
verità possibili. Scegli quella che ti va meglio.
Romanzo per certi aspetti
enigmatico, Saluti notturni dal Passo della Cisa ripropone le eccellenti
qualità dell’autore, che gioca qui fuori casa, ma le descrizioni del mar
ligure, per chi scende dalla montagna, non sono meno efficaci di quelle di
Luino, i personaggi godono di una loro autonoma propensione a dare impulso alla
storia come in tutte le altre opere di Chiara e infine non manca uno spunto
godereccio, una sublimazione dell’oggetto del desiderio che ben si riassume in
questo periodo “La donna, che era nel
fiore degli anni, mostrava quell’abbondanza di polpe che dai competenti non fu
mai ritenuta grossezza o deformità, ma ricchezza di umori femminili e naturale
predisposizione a profonderli. I suoi capelli, tra il rosso e il castano,
lunghissimi e raccolti in una treccia improvvisata che le scendeva sulla
schiena rotonda, apparvero, agli occhi del Salmarani che entrando nel locale la
sorprese di spalle, come un segnale di via libera.”.
Così è descritta Maria
Malerba, una delle due vittime, cameriera tuttofare, anche quello, per cui il movente potrebbe essere la gelosia, potrebbe,
perché di mezzo c’è anche una montagna di denaro. E se gli interrogativi
rimangono sull’identità del colpevole e sulla verità, ne restano pure altri sul
movente, in un gioco di specchi che riflettono deformando.
Saluti notturni da Passo della Cisa è un romanzo stupendo,
l’addio alla vita di un grande scrittore.
Piero Chiara nacque a Luino nel 1913 e morì a
Varese nel 1986. Scrittore tra i più amati e popolari del dopoguerra, esordì in
narrativa piuttosto tardi, quasi cinquantenne, su suggerimento di Vittorio
Sereni, suo coetaneo, conterraneo e grande amico, che lo invitò a scrivere una
delle tante storie che Chiara amava raccontare a voce. Da Il piatto piange
(Mondadori, 1962), che segna il suo esordio vero e proprio, fino alla morte,
Chiara scrisse con eccezionale prolificità, inanellando un successo dopo
l'altro.
E’ stato
autore particolarmente fecondo e fra le sue numerose pubblicazioni figurano Il piatto piange (1962), La spartizione (1964), Il balordo (1967), L’uovo al cianuro e altre storie (1969), I giovedì della signora Giulia (1970), Il pretore di Cuvio (1973), La
stanza del Vescovo (1976), Il vero
Casanova (1977), Il cappotto di
Astrakan (1978), Una spina nel cuore (1979),
Vedrò Singapore? (1981), Il capostazione di Casalino e altri 15
racconti (1986).
Recensione
di Renzo Montagnoli
Ho già al mio attivo la lettura di quattro romanzi di Pietro Chiara. Mai deluso, pur con gli alti e bassi di qualsiasi Autore. I suoi "gialli" di Paese, con le delicate descrizioni lacustri mi hanno sempre donato rari momenti di dolcezza e refrigerio, mai di tensione.
RispondiEliminaDopo la descrizione che fai del suo ultimo (e postumo) romanzo non potrò che leggerlo. Anche se sarà triste sapere che questi suoi "Saluti" sono in effetti degli "addii".
Complimenti, caro Renzo, per la tua recensione: dici tutto e di più senza svelare nulla. In un giallo è importante.
Enzo Maria Lombardo
Pardon: "Piero" e non Pietro Chiara.
RispondiEliminaI nomi vanno rispettati.
Enzo Maria Lombardo
E' uno dei miei autori preferiti, ma questo non l'ho mai letto; me lo segno subito.
RispondiEliminaGrazie.
Agnese Addari