Emily
Bronte. La prima biografia completa –
Agnes Mary Robinson - L’ArgoLibro - Pagg. 234 –
ISBN 978-88-94907-25-4 - Euro 15,00
Figlia
del vento e della brughiera
Prima
biografia in assoluto dedicata a Emily Brontë, l'opera pubblicata da
Agnes Mary Robinson nel lontano 1883 viene ora tradotta per la prima
volta in Italia, per la Casa Editrice L'ArgoLibro di Agropoli (2018),
restituendo al pubblico un ritratto intimo, appassionato e, sotto
certi aspetti, inedito della grande autrice inglese scomparsa appena
trentenne nel 1848 e di cui ricorre quest'anno il bicentenario della
nascita.
Erano quindi trascorsi soltanto trentacinque anni dalla sua morte quando venne dato alle stampe questo lavoro che, proprio in virtù della vicinanza temporale all'epoca in cui vissero le tre celebri sorelle, risulta particolarmente prezioso poiché la Robinson (1857-1944), nome di spicco all'interno degli ambienti culturali europei, ebbe occasione di raccogliere la testimonianza di alcune persone ancora viventi che avevano conosciuto direttamente la sfortunata famiglia del reverendo Brontë. Come precisato nell'introduzione, lo scopo della biografia fu quello di tributare il giusto e doveroso omaggio al talento allora ancora misconosciuto di Emily, con la speranza di squarciare quel velo di dimenticanza e disinteresse che a fine Ottocento sembrava ormai avvolgerne la figura, facendo conoscere e finalmente apprezzare la sua opera che, finché la scrittrice era in vita, non ottenne riconoscimenti significativi di critica e di pubblico. Il successo a livello internazionale del libro della Robinson, che tra i suoi lettori poté vantare addirittura la poetessa americana Emily Dickinson, contribuì a riscattare l'autrice di “Cime Tempestose” e a consacrare romanticamente le sorelle Brontë come “figlie del vento e della brughiera”.
Tra queste pagine, ricche di una prosa a tratti piuttosto aulica, ma nel complesso appassionante e coinvolgente per il lettore, ecco dunque emergere una Emily che dall'infanzia fino alla “triste età adulta” restò sempre visceralmente legata ai familiari e alla propria terra (un angolo sperduto e solitario dello Yorkshire) dalla quale, fatta eccezione per un periodo di studio trascorso a Bruxelles, non si distaccò mai; una Emily molto riservata, dedita ai lavori domestici, amante delle lunghe passeggiate nel silenzio della natura, affezionatissima fino all'ultimo ai suoi cari animali.
“Mia sorella Emily […] non era una persona di carattere estroverso, né una nei cui recessi della mente o dei sentimenti anche coloro che le erano più cari o vicini potessero intromettersi senza permesso”, scriveva Charlotte che, poco prima della fine così continuava a descriverla: “Più forte di un uomo, più semplice di un bambino, la sua natura si ergeva solitaria. La cosa terribile era che, pur piena di pietà verso gli altri, non aveva pietà di sé stessa; lo spirito era inesorabile verso la carne, richiedeva alla mano tremante, alle braccia indebolite, agli occhi annebbiati la stessa efficienza di quando era stata in salute.”
Parlare di Emily significa però al tempo stesso dedicare imprescindibile spazio anche alla numerosa famiglia al cui interno lei era nata, in particolar modo alle sorelle Charlotte (1816-1855) e Anne (1820-1849), con le quali, nel 1846, pubblicò una raccolta di poesie sotto pseudonimo, e al fratello Patrick Branwell (1817-1848), a sua volta talento artistico notevole ma rovinato purtroppo dall’abuso di alcool e oppio, stando all'impietoso ritratto ricostruito dalla penna della biografa.
Ben due capitoli, di cui uno alquanto corposo, sono stati dedicati a quello che viene unanimemente considerato il capolavoro di Emily Brontë, nonché unico romanzo della sua produzione letteraria: “Cime Tempestose”. In esso, tutto il piccolo tormentato mondo dell'autrice che le ispirò ambientazione e personaggi; l'aver esposto la trama fin nei dettagli oggi potrebbe essere considerato un sovrappiù, un inutile appesantimento del racconto biografico, ma all'epoca ciò risultava in effetti funzionale al proposito della Robinson di diffondere il più possibile la conoscenza della vita e dell'opera di Emily Brontë.
Attenta curatrice del libro è Maddalena De Leo, docente di inglese e socia di lunga data della Brontë Society, di cui rappresenta la sezione italiana; a lei si deve un prezioso lavoro di traduzione che contribuisce alla piacevolezza della lettura. Non nuova a sfide editoriali di tal genere, la Professoressa De Leo ha pubblicato, sempre per L'ArgoLibro, “Storie di geni e di fate” di Charlotte Brontë in occasione del bicentenario della nascita e, per le Edizioni Ripostes, altri testi bronteani ancora inediti nel nostro Paese. Nel 2012 ha ideato il Premio Letterario Nazionale De Leo-Brontë, ulteriore lodevole iniziativa volta a rendere omaggio alla memoria e al genio delle tre legatissime sorelle.
Un grato plauso, dunque, a Maddalena De Leo e anche all'Editore per aver proposto un libro consigliabile sia a chi già ama poesia e prosa di Emily sia a coloro che volessero iniziare a farne la conoscenza.
Erano quindi trascorsi soltanto trentacinque anni dalla sua morte quando venne dato alle stampe questo lavoro che, proprio in virtù della vicinanza temporale all'epoca in cui vissero le tre celebri sorelle, risulta particolarmente prezioso poiché la Robinson (1857-1944), nome di spicco all'interno degli ambienti culturali europei, ebbe occasione di raccogliere la testimonianza di alcune persone ancora viventi che avevano conosciuto direttamente la sfortunata famiglia del reverendo Brontë. Come precisato nell'introduzione, lo scopo della biografia fu quello di tributare il giusto e doveroso omaggio al talento allora ancora misconosciuto di Emily, con la speranza di squarciare quel velo di dimenticanza e disinteresse che a fine Ottocento sembrava ormai avvolgerne la figura, facendo conoscere e finalmente apprezzare la sua opera che, finché la scrittrice era in vita, non ottenne riconoscimenti significativi di critica e di pubblico. Il successo a livello internazionale del libro della Robinson, che tra i suoi lettori poté vantare addirittura la poetessa americana Emily Dickinson, contribuì a riscattare l'autrice di “Cime Tempestose” e a consacrare romanticamente le sorelle Brontë come “figlie del vento e della brughiera”.
Tra queste pagine, ricche di una prosa a tratti piuttosto aulica, ma nel complesso appassionante e coinvolgente per il lettore, ecco dunque emergere una Emily che dall'infanzia fino alla “triste età adulta” restò sempre visceralmente legata ai familiari e alla propria terra (un angolo sperduto e solitario dello Yorkshire) dalla quale, fatta eccezione per un periodo di studio trascorso a Bruxelles, non si distaccò mai; una Emily molto riservata, dedita ai lavori domestici, amante delle lunghe passeggiate nel silenzio della natura, affezionatissima fino all'ultimo ai suoi cari animali.
“Mia sorella Emily […] non era una persona di carattere estroverso, né una nei cui recessi della mente o dei sentimenti anche coloro che le erano più cari o vicini potessero intromettersi senza permesso”, scriveva Charlotte che, poco prima della fine così continuava a descriverla: “Più forte di un uomo, più semplice di un bambino, la sua natura si ergeva solitaria. La cosa terribile era che, pur piena di pietà verso gli altri, non aveva pietà di sé stessa; lo spirito era inesorabile verso la carne, richiedeva alla mano tremante, alle braccia indebolite, agli occhi annebbiati la stessa efficienza di quando era stata in salute.”
Parlare di Emily significa però al tempo stesso dedicare imprescindibile spazio anche alla numerosa famiglia al cui interno lei era nata, in particolar modo alle sorelle Charlotte (1816-1855) e Anne (1820-1849), con le quali, nel 1846, pubblicò una raccolta di poesie sotto pseudonimo, e al fratello Patrick Branwell (1817-1848), a sua volta talento artistico notevole ma rovinato purtroppo dall’abuso di alcool e oppio, stando all'impietoso ritratto ricostruito dalla penna della biografa.
Ben due capitoli, di cui uno alquanto corposo, sono stati dedicati a quello che viene unanimemente considerato il capolavoro di Emily Brontë, nonché unico romanzo della sua produzione letteraria: “Cime Tempestose”. In esso, tutto il piccolo tormentato mondo dell'autrice che le ispirò ambientazione e personaggi; l'aver esposto la trama fin nei dettagli oggi potrebbe essere considerato un sovrappiù, un inutile appesantimento del racconto biografico, ma all'epoca ciò risultava in effetti funzionale al proposito della Robinson di diffondere il più possibile la conoscenza della vita e dell'opera di Emily Brontë.
Attenta curatrice del libro è Maddalena De Leo, docente di inglese e socia di lunga data della Brontë Society, di cui rappresenta la sezione italiana; a lei si deve un prezioso lavoro di traduzione che contribuisce alla piacevolezza della lettura. Non nuova a sfide editoriali di tal genere, la Professoressa De Leo ha pubblicato, sempre per L'ArgoLibro, “Storie di geni e di fate” di Charlotte Brontë in occasione del bicentenario della nascita e, per le Edizioni Ripostes, altri testi bronteani ancora inediti nel nostro Paese. Nel 2012 ha ideato il Premio Letterario Nazionale De Leo-Brontë, ulteriore lodevole iniziativa volta a rendere omaggio alla memoria e al genio delle tre legatissime sorelle.
Un grato plauso, dunque, a Maddalena De Leo e anche all'Editore per aver proposto un libro consigliabile sia a chi già ama poesia e prosa di Emily sia a coloro che volessero iniziare a farne la conoscenza.
Laura
Vargiu
Una recensione veramente coinvolgente, è stato un vero piacere perché, da tempo, non leggevo niente su questa bravissima autrice. Grazie a Laura Vargiu, sempre brava, e a Renzo per l'ottima scelta.
RispondiEliminaPiera