domenica 16 settembre 2018

Orfani bianchi, di Tiziana Monari





Orfani bianchi
di Tiziana Monari




Nell'orfanotrofio la notte allungava tentacoli sui visi scomposti dal pianto
c'era il tempo di sempre, un giorno urlante e feroce
i letti in fila per tre, l'odore di cavolo e straccio
le pentole bruciate sul fondo


e solo castagne, per colazione, per pranzo, per cena
pane e castagne al mattino, polenta e castagne alla sera
le proteine oneste dei poveri
e la domenica castagne bollite, caldarroste con un poco di miele


ed i bimbi con le occhiaie affondate nel cuore erano schegge di note stonate
le bocche avevano fame, la voce era un groppo alla gola
il cuore era monco privo di fiato e di suono


I sorveglianti attraversavano assenze, mancanze
il loro passo che risuonava nel vuoto
solo una castagna seccata in tasca e l'odore dell'orzo
faceva librare quei sogni che si inceppavano come aquiloni legati ad un albero
in un posto dove la vita sapeva di terra e di muschio
ed i giorni erano repliche di dolore e di fame.






1 commento:

  1. Un testo che fa male, che si vorrebbe fosse un'invenzione, invece è tutto
    vero, un passato nutrito dal dolore, che purtroppo ritorna e si prolunga nel tempo. Bravissima l'autrice.
    Piera

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