Gli occhi di Venezia
di Alessandro Barbero
Arnoldo Mondadori Editore S.p.A.
Narrativa romanzo
Pagg. 434
ISBN 9788804639145
Prezzo € 10,50
La giustizia della Serenissima
Già ho avuto modo di
apprezzare Alessandro Barbero come storico, di cui ho letto due saggi:
l’interessante e convincente 9 agosto 378 il giorno dei barbari e
lo stupendo La battaglia Storia di Waterloo. Mi piacciono il suo
stile semplice, ma non povero, la capacità di approfondire senza risultare
greve e in generale quella dote non frequente, ma che fa la differenza, vale a
dire la straordinaria attitudine a coinvolgere il lettore. Quando sono venuto a
conoscenza del fatto che è anche autore di romanzi storici (con uno, Bella
vita e guerre altrui di Mr. Pyle, gentiluomo, ha vinto addirittura nel
1996 il Premio Strega) ho voluto immediatamente leggerne uno e la mia scelta è
caduta su Gli occhi di Venezia, sia per il periodo – il XVI
secolo, che per me di notevole interesse – in cui si svolge la vicenda, sia
perché, come riportato nel risvolto di copertina, la storia é veneziana, cioè
nasce nella città lagunare quando ancora l a
Serenissima era una grande potenza mediterranea. Ebbene, non solo l’ho letto,
ma si potrebbe anche dire che l’ho divorato, tanto è appassionante e quasi
tiene incollato dalla prima all’ultima pagina (e le pagine non sono proprio
poche, ma ben 434). Il Doge, il Consiglio dei Dieci, questo potere che ha
ovunque occhi per perpetuarsi, i mille giochi segreti dei nobili che contano e
che amministrano una ferrea giustizia francamente di parte occupano una parte
non indifferente di questo volume, da cui esce l’atmosfera opprimente di una
oligarchia che a Venezia fa il bello e il cattivo tempo. Sono rari i condannati
delle classi alte e privilegiate, mentre risultano frequenti e anche
eccessivamente dure le pene a carico dei poveri, magari per reati di poco conto
e sovente solo per una critica in pubblico all’operato del governo. Non manca
tuttavia l’avventura vera e propria, con viaggi, per mare e per terra, negli
immensi territori dell’Impero Turco, fra miseria e opulenza sfacciata. A ciò
aggiungasi la storia d’amore fra Michele e Bianca, novelli sposi, ma ben presto
separati a causa di una giustizia che, per far piacere a chi è potente, se la
prende con i deboli. Tuttavia, dopo mille peripezie e per l’interessamento
della moglie di un nobile potranno incontrarsi nuovamente, lui ottenendo giustizia,
non tanto per la sua innocenza, ma perché nel gioco delle ambizioni di chi
conta fa comodo assolverlo e riabilitarlo, non senza che prima si volesse
considerarlo reo per quanto incolpevole.
Il lieto fine ci sta
tutto, con la punizione anche di nobili traditori e ladri, ma in bocca resta un
retrogusto amaro, con quella conferma che la giustizia usa una bilancia con due
pesi e due misure, distinguendo fra chi ha potere e chi invece è un povero
diavolo.
Il romanzo è molto
bello, avvincente, e quindi la lettura è indubbiamente consigliata.
Alessandro Barbero insegna Storia
medievale presso l’Università del Piemonte Orientale, sede di Vercelli.
Studioso di prestigio, noto al largo pubblico, ha pubblicato molti volumi. Bella
vita e guerre altrui di Mr. Pyle, gentiluomo è il primo dei suoi romanzi di successo (Premio Strega
1996, tradotto in sette lingue), al quale altri sono seguiti, tutti editi da
Mondadori.
Recensione di Renzo
Montagnoli
Interessante, come sempre, questa tua recensione, Renzo, se non sbaglio, tempo fa, sempre qui ne lessi un'altra su un altro libro dello stesso autore, ma non ne sono certa.
RispondiEliminaMi ha colpito la sensibilità dello scrittore nel dare, da ciò che leggo, il giusto rilievo alle ingiustizie di cui sono vittime, in tutti i tempi, le classi sociali più deboli. Oggi, come ieri, e spero non domani, l'uomo mostra e ha mostrato l'aspetto più vigliacco della propria natura. Che cos'altro oggi deve accadere perché il seme della condivisione e della consapevolezza possa incominciare a dare i suoi frutti?
Grazie.
Piera