mercoledì 31 ottobre 2012

Saluti notturni dal Passo della Cisa, di Piero Chiara



Saluti notturni dal Passo della Cisa

di Piero Chiara

A cura di Mauro Novelli

Introduzione di Giovanni Tesio

In copertina: Antonio Donghi, Donne per le scale (1929)

Firenze. Collezione Banca Toscana

Arnoldo Mondadori Editore

Narrativa romanzo

Collana Oscar scrittori moderni

Pagg. XXXVII – 112

ISBN 9788804492849

Prezzo € 9,00

 

 

Le molte verità

 

 

Correva l’anno 1986 allorché Piero Chiara, malato senza speranza di guarigione, scrisse questo romanzo, un po’ insolito, soprattutto per la collocazione geografica, per niente lacustre, protesa com’è da Bergamo a Lerici, ma con nel centro del mirino Langhirano, terra di prosciutti e che richiama un vago sentore godereccio, da sempre irresistibile per lo scrittore luinese. Non si pensi tuttavia di leggere di avventure che richiamano al riso, come nel riuscitissimo Il piatto piange, ma al più ci si può concedere qualche sorriso, come giusto del resto per un autore che si appresta a lasciare un mondo che ha sempre amato, descrivendolo con sottile ironia, portando alla luce vizi e difetti non certo per scopi moralistici, ma per ridere di noi stessi, ben lungi dall’essere perfetti e consapevoli che la vita è troppo breve per non essere vissuta.

Saluti notturni dal Passo della Cisa, che verrà pubblicato postumo, è un giallo che nasce da un fatto delittuoso realmente accaduto, tuttavia allineato alle esigenze di Chiara che voleva lasciare un’opera sul concetto di verità, un rompicapo dove tutto ciò che sembra logico non lo è e tutto quello che pare innaturale finisce con il diventare reale.

Un duplice delitto, forse non premeditato, in un’antica villa dove risiedono le vittime è un gioco d’arguzie che porterà a un finale sconcertante, come era già accaduto per La stanza del Vescovo e per I giovedì della signora Giulia.

Ci si chiede, infatti, se il dottor Salmarani, imputato degli omicidi, condannato  in Corte d’Assise e poi assolto in appello per insufficienza di prove, sia veramente colpevole e se esistano altre verità.

Se lo chiede anche sua moglie, figlia di una delle vittime, anzi lo chiede al marito e questo risponde: Ti ho messo davanti tutte le verità possibili. Scegli quella che ti va meglio.

Romanzo per certi aspetti enigmatico, Saluti notturni dal Passo della Cisa ripropone le eccellenti qualità dell’autore, che gioca qui fuori casa, ma le descrizioni del mar ligure, per chi scende dalla montagna, non sono meno efficaci di quelle di Luino, i personaggi godono di una loro autonoma propensione a dare impulso alla storia come in tutte le altre opere di Chiara e infine non manca uno spunto godereccio, una sublimazione dell’oggetto del desiderio che ben si riassume in questo periodo “La donna, che era nel fiore degli anni, mostrava quell’abbondanza di polpe che dai competenti non fu mai ritenuta grossezza o deformità, ma ricchezza di umori femminili e naturale predisposizione a profonderli. I suoi capelli, tra il rosso e il castano, lunghissimi e raccolti in una treccia improvvisata che le scendeva sulla schiena rotonda, apparvero, agli occhi del Salmarani che entrando nel locale la sorprese di spalle, come un segnale di via libera.”.

Così è descritta Maria Malerba, una delle due vittime, cameriera tuttofare, anche quello, per cui il movente potrebbe essere la gelosia, potrebbe, perché di mezzo c’è anche una montagna di denaro. E se gli interrogativi rimangono sull’identità del colpevole e sulla verità, ne restano pure altri sul movente, in un gioco di specchi che riflettono deformando.

Saluti notturni da Passo della Cisa è un romanzo stupendo, l’addio alla vita di un grande scrittore.

 

 

 

 

Piero Chiara nacque a Luino nel 1913 e morì a Varese nel 1986. Scrittore tra i più amati e popolari del dopoguerra, esordì in narrativa piuttosto tardi, quasi cinquantenne, su suggerimento di Vittorio Sereni, suo coetaneo, conterraneo e grande amico, che lo invitò a scrivere una delle tante storie che Chiara amava raccontare a voce. Da Il piatto piange (Mondadori, 1962), che segna il suo esordio vero e proprio, fino alla morte, Chiara scrisse con eccezionale prolificità, inanellando un successo dopo l'altro.

E’ stato autore particolarmente fecondo e fra le sue numerose pubblicazioni figurano Il piatto piange (1962), La spartizione (1964), Il balordo (1967), L’uovo al cianuro e altre storie (1969), I giovedì della signora Giulia (1970), Il pretore di Cuvio (1973), La stanza del Vescovo (1976), Il vero Casanova (1977), Il cappotto di Astrakan (1978), Una spina nel cuore (1979), Vedrò Singapore? (1981), Il capostazione di Casalino e altri 15 racconti (1986).

 

   

 

Recensione di Renzo Montagnoli

 

 

 

 

3 commenti:

  1. Ho già al mio attivo la lettura di quattro romanzi di Pietro Chiara. Mai deluso, pur con gli alti e bassi di qualsiasi Autore. I suoi "gialli" di Paese, con le delicate descrizioni lacustri mi hanno sempre donato rari momenti di dolcezza e refrigerio, mai di tensione.
    Dopo la descrizione che fai del suo ultimo (e postumo) romanzo non potrò che leggerlo. Anche se sarà triste sapere che questi suoi "Saluti" sono in effetti degli "addii".
    Complimenti, caro Renzo, per la tua recensione: dici tutto e di più senza svelare nulla. In un giallo è importante.
    Enzo Maria Lombardo

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  2. Pardon: "Piero" e non Pietro Chiara.
    I nomi vanno rispettati.
    Enzo Maria Lombardo

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  3. E' uno dei miei autori preferiti, ma questo non l'ho mai letto; me lo segno subito.
    Grazie.

    Agnese Addari

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