giovedì 29 marzo 2012

La tempesta non conta i suoi morti, di Cristina Bove




Cristina…omerica.



La tempesta non conta i suoi morti

di Cristina Bove



Videro fuochi di sant Elmo
aprire il nero come fosse un foglio
un mare obliquo
mare
mare
mare!

navigavano vene da contratto
senza diritto di mugugno
ma d’inventarsi un cielo sì
lo fecero grondante di bitume
piovvero inferno e sangue

il Capitano
s’accorsero nell’attimo d’un lampo
leggeva poesie sul cassero fiammante

o marinaio
mio marinaio
parodiava una voce di balena
arpione in gola
non suonare campane
il gelo ha già ghermito le tue braccia
e le ghirlande
barcollano battendo le fiancate

nessuno scenderà da questa nave



E scomodiamo perfino Vivaldi con le sue note:

23 commenti:

  1. Sempre affascinante e preziosa la poesia di Cri!
    E qui valorizzata dalla bellissima musica.
    Gio

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  2. Renzo, grazie della tua generosa ospitalità.
    i miei versi qui da te acquistano un'altra risonanza.
    te ne sono grata.
    anche della bellissima musica.

    grazie anche a Gio

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  3. wow che meraviglia cristina
    in qualunque veste ti cimenti riesci sempre ad emozionare :)

    un abbraccio

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    1. grazie, alba,è emozionante anche comunicare emozione :-)

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  4. Bellissima... mi ricorda tragedie di mare, come quella della Concordia o dei disperati che sbarcano a Lampedusa e spesso li ghermisce il mare.
    Bravissima Cristina, è sempre un piacere leggere le tue poesie.
    Maria Savasta

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    1. il rifermento è a qualunque nave il cui equipaggio dimentica la vita vera.
      perfino la poesia, può rappresentare un fallimento se il capitano si distrae.
      è il marinaio, allora e solo lui che, forse, può ancora salvare la nave.

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  5. Sì, anche a me ha fatto subito pensare alla tragedia della Concordia, ma il capitano di Cristina, nel momento tragico, leggeva poesie: alquanto più nobile.

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    1. cara Mimma, il Capitano si diletta mentre i suoi marinai stanno per morire.
      e nemmeno la voce della natura arpionata lo smuove, e tutto va a finire, come la vita-nave affonda e il suo capitano permette che avvenga.

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  6. Ci siamo già tutti su quella nave e non ci permettono neppure di scendere e scoprire altre terre

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  7. Se nel nostro affondare ci accogliesse il mare (l'immenso), forse varrebbe la pena aver vissuto...
    BBB
    car

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  8. Quoto il commento di Mimma ho subito pensato come lei.
    Complimenti è bellissima.
    ♥ vany

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  9. Un naufragio davvero epico. E' bellissima. viva. fremente.

    franca

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  10. Quanta forza in questi versi!

    Annette

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  11. Di verso in verso si arriva alla conclusione, tragica e paradossalmente evitabile se chi ha la responsabilità maggiore facesse il suo dovere fino in fondo. Ma di questi tempi...
    Ciao, Cri, sempre brava!
    Piera

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  12. la nave sta per il corso della vita. C’è chi muore prima, chi dopo.
    Non sta a noi di scegliere quando. Solo la coscienza ci dice se abbiamo fatto il possibile per rendere questa vita priva o con meno colpe. La sua tragicità sta fuori discussione.
    Alla fine moriamo tutti e saremo tutti più o meno salvati o condannati a riprovare.
    Una poesia significativa, come lo sono tutte le tue poesie, Cristina, che leggo volentieri perché mi indicono a riflettere oltre le parole che leggo.
    Grazie,
    Lorenzo

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    1. con ritardo, Lorenzo, ti ringrazio e ti auguro buone giornate.
      cri

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