lunedì 12 marzo 2012

L'erba voglio, di Domenica Luise

L’erba voglio

di

Domenica Luise

 Foto da web 





Era un'erba velenosa dal cuore d'oro. <Non mangiatemi, morireste> diceva sempre ai vermini, ma quelli niente e così poi, anziché diventare farfalle, giacevano tutti intorno a lei come in un cimitero ed essa stillava lacrime dense e amarissime. Infine l'uomo scoprì che una sola di quelle preziose gocce faceva passare la tosse, guariva i bronchi e i polmoni, curava
magnificamente la stitichezza, il mal di denti, i dolori mestruali, stirava le rughe e faceva tornare i capelli bianchi al proprio colore naturale.
Era un ottimo eccitante per i deboli e i pigri mentre agiva da calmante ai malati di nervi, faceva perfino partorire senza dolore in perfetta coscienza come ogni mamma vorrebbe. Messa nei campi li concimava in maniera naturale e somministrata ai nani li faceva crescere.
Così gli uomini non sapevano nemmeno che nome dare a questa panacea, qualcuno suggerì "l'erba del sogno" oppure "l'erba dei desideri", chi ne sentiva l'acuto e strano odore, chissà perché, diventava subito allegro.
Infine uno studioso, in un simposio internazionale, propose di chiamarla "l'erba voglio".

Le ditte farmaceutiche, tuttavia, non ci poterono fare grandi affari perché l'erba voglio nasceva spontanea dappertutto e, data la grande pubblicità dei mass media, ognuno la riconosceva e bastava masticarne una fogliolina di media grandezza per ottenere, in una volta, tutti gli effetti benefici.
Quando poi si scoprì che faceva toccare e mantenere il peso forma anche agli obesi, ogni villino, balcone, finestra e catapecchia ebbe il suo bel cespo di erba voglio.

Gli uomini e le donne, al mattino, appena svegli, la masticavano prima del caffè e non gliene importava nulla del saporaccio
e se le piccole spine, che stavano intorno alle foglie, gli punzecchiavano la lingua. Si poteva pure mangiare bollita, come verdura, ma gli effetti benefici non erano così eclatanti.
Bene presto fallirono tutti i medici, chirurghi, farmacisti, fisioterapisti e dietologi, chiusero finanche le palestre perché, come effetto collaterale, l'erba voglio rassodava i muscoli ed appiattiva la pancia.

Si vedevano giovanotti e signorine che sembravano tutti di vent'anni anche se ne avevano ottanta. Gli ospedali divennero discoteche e nelle farmacie si vendevano fiori di campo coi quali maschi e femmine adornavano i capelli.
Nessuno rubava più e tutti vivevano felici e contenti facendo soltanto quello di cui avevano voglia. Appunto.
Si erano dimenticati di lavorare, non pensavano più alla pensione né alla vecchiaia e nemmeno cucinavano, tanto bastava un'altra fogliolina e si sentivano sazi.
Così l'erba voglio finì perché gli uomini la mangiarono fino all'ultimo stelo e non si trovò neanche un suo seme in tutta la terra. Soltanto una vecchietta, che l'aveva coltivata non per uso commestibile, ma perché le piaceva lo strano fiore carnoso che l'erba voglio faceva ogni tre anni, continuò a possederne
un cespo.

Una mattina si sentì venire meno mentre lavorava in giardino,
"È giunta l'ora" pensò, ma in quel momento si aprì il fiore dell'erba voglio, un po' di polline stuzzicò il naso della vecchietta, che starnutì, disse: <Ma com'è possibile?> e, non più rimbambita, saltò dalla sedia a dondolo balzando nei vialetti del giardino, coi capelli biondi fluenti nel vento, gli occhi che ci vedevano bene, senza rughe e dimagrita di ventidue chili e mezzo.
Fu così che gli uomini ebbero nuovamente l'erba voglio, ma stavolta furono più prudenti e conservarono accuratamente i semi per i tempi di penuria.
Si svilupparono gli studi e le arti, grande incremento ebbero i viaggi spaziali e la colonizzazione di nuovi pianeti che abbiamo tutt'intorno, ma non vedevamo perché circondati di antimateria. Del resto non si moriva più per cause naturali, ma soltanto per incidenti occasionali e la terra, in breve, non avrebbe sopportato più il peso di tanta umanità, quindi occorreva non solo esplorare al meglio l'universo, ma anche costruire nuovi pianeti a distanza raggiungibile dalla terra e furono suddivisi in pianeti popolari
per i poveracci e pianeti residenziali per i privilegiati, che non mancarono nemmeno allora.
La vecchietta, che era una poetessa zoppa in incognito, continuò a coltivare l'erba voglia per diletto, ma si tenne una seconda piantina per uso proprio perché anche a lei piaceva molto sembrare una ragazza, sentirsi in forma e si era riabituata ben presto a ballare quasi tutte le sere nelle discoteche con i coetanei ottantenni.
Ormai l'umanità aveva tutto quello che voleva, e cioè la conclusione delle fiabe: e vissero felici e contenti.
Non lavoravano; non si preoccupavano della pensione; erano giovani, belli, sani e magri, si divertivano coi viaggi spaziali, vivevano come principi e principesse, eppure qualcosa gli mancava, ma non sapevano cosa perché nemmeno l'erba voglio basta a saziare completamente il cuore umano.



3 commenti:

  1. Un finale veramente azzeccato! Complimenti per questo bel racconto fantastico dal finale realistico!
    Giovanna G.

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  2. Ma in quale straordinario negozio, Mimma, acquisti tanta fantasia e creatività? Piacevolissimo leggerti, e anche riflettere, perché la tua è sempre un'apparente leggerezza che lascia intravedere grande profondità.
    Buona giornata a te e a Renzo,che propone sempre buone cose.
    Piera

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  3. In una meravigliosa cornice dovrebbe essere conservata questa bellissima fiaba che porta a pensare al :"Paradiso terrestre".
    Grandiosa Domenica Luise sei proprio una persona positiva, fantastica ed eccezionale.
    Buon Weekend a tutti
    ♥ vany

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