Giovanni
Pascoli.
Tutto il racconto della vita tormentata di un
grande poeta.
Con in
appendice un'ampia antologia dei suoi versi migliori
di Gian Luigi
Ruggio
Premessa
dell’autore
In copertina
primo piano di Giovanni Pascoli nel 1891
quando,
trentacinquenne, insegnava in un liceo a Livorno
Simonelli
Editore
Biografia
Pagg. 504
ISBN 9788886792127
Prezzo € 17,04
Una biografia particolarmente avvincente
Gian Luigi Ruggio, conservatore dei Beni
Pascoliani, è indubbiamente un profondo conoscitore della vasta produzione
poetica di Giovanni Pascoli, ma, senza provvedere a un’analisi specifica della
sua poetica, ha ritenuto molto più opportuno scriverne una biografia, evidenziando
la correlazione fra eventi della vita del poeta e le sue opere, poiché appare
evidente che gli influssi esterni finiscono con il determinare i vari risultati
di un artista. Nondimeno, si è preoccupato, nella premessa al libro in oggetto,
di spiegare il perché della necessità della biografia di un autore la cui vita
non fu assolutamente normale e tantomeno monotona.
Ne è uscito un lavoro di grande pregio,
indispensabile per conoscere il Giovanni Pascoli poeta. Segnato da innumerevoli
lutti, in primis quando era adolescente la scomparsa del padre, assassinato da
ignoti, e da li a poco quella della madre, morta di crepacuore, l’autore
romagnolo non riuscì ad avere un regolare passaggio dall’età adolescenziale a
quella adulta, privato delle figure di riferimento dei genitori, posto in gravi
difficoltà economiche, insomma ben sapendo quanto sia importante e decisivo per
il futuro di un essere umano questo periodo di ognuno di noi, fu vittima di
circostanze tali da impedirgli poi in seguito di condurre una vita normale.
Nelle sorelle, in particolare in Maria, trovò
rifugio, identificandone la presenza nella figura materna, uno scambio di ruoli
che poi lo vedrà confusamente considerare Maria, che il poeta affettuosamente
chiamava Mariù, di volta in volta madre,
sorella e amante, senza che per questo si arrivasse a un incesto carnale, e se
incesto vi fu assai probabilmente fu solo di carattere psicologico. Ne derivò
una fragilità che lo accompagnerà tutta la vita fino alla morte dovuta, almeno
ufficialmente, a un cancro, anche se corsero voci di effetti infausti di una
cirrosi epatica che gli avrebbe devastato il fegato. Queste ipotesi non erano
campata in aria, poiché si sapeva del suo difetto di ricorrere frequentemente,
e non per modiche quantità ,agli alcolici, altro segno di quella fragilità di
cui ho accennato.
Sempre a corto di soldi, anche quando i
guadagni da insegnante universitario e i proventi dei diritti d’autore non
erano certo trascurabili, Pascoli doveva ricorrere spesso ai Monti di Pietà,
impegnando le medaglie d’oro vinte nei concorsi di poesia latina che allora si
tenevano ogni anno in Olanda, per non parlare della necessità non infrequente
di chiedere prestiti a terzi contro rilascio di cambiali.
Fu un’esistenza sofferta, quindi, senza il
piacere di una vita familiare con mogli e figli, a volte accompagnata da stati
di vera e propria indigenza, soprattutto quando studiava all’università di
Bologna, periodo in cui finì addirittura in carcere per le sue idee socialiste
non disgiunte da una certa propensione all’anarchia. E’ vero che col tempo la
componente estremista finì con lo scomparire, ma restò sempre socialista, di un
socialismo di stampo patriottico, teso più a valorizzare la nostra fase
risorgimentale che a cercare di elevare le masse più deboli.
Non è quindi un caso se la sua produzione passa
da Myricae ai Poemi del Risorgimento, questi ultimi quasi a giustificare la sua
mancata partecipazione allo stesso dovuta peraltro solo a motivi anagrafici (il
31 dicembre 1855 è la sua data di nascita).
Ruggio, sulla scorta solo dei numerosi
manoscritti (soprattutto lettere) raccolti nella Fondazione dedicata al poeta,
ha la straordinaria capacità di condurci per mano nell’itinerario vitale di
Giovanni Pascoli, quasi che lui e noi fossimo presenti ai tanti fatti che lo
connotarono, e ciò senza mai essere greve, in un apprezzabile equilibrio di
stile e d’impostazione in cui non si avverte mai la presenza dell’autore,
magari con congetture e con riflessioni, ma come in un romanzo avvincente dalla
prima all’ultima pagina. E a proposito di ultime pagine richiamo l’attenzione
su quelle dedicate alla morte del poeta, avvenuta dopo lunga e penosa malattia.
Lì non si indulge alla facile commozione, ma la sensazione di essere spettatori
del trapasso di un uomo è ben viva, tanto da lasciare quasi sgomenti.
In appendice, poi, è riportata un’ampia
antologia dei suoi versi migliori, scelti con oculatezza, l’omaggio migliore
che si potesse rendere a un grandissimo poeta che fu un uomo infelice.
La lettura di questo libro non è solo
consigliata, ma è senz’altro più che raccomandata.
Gian Luigi Ruggio ha compiuto tutto un suo originale itinerario
culturale prima d'incontrare Pascoli. Nato a Barga (Lucca) l'11 maggio 1937 e
compiuti gli studi a Roma, si è appena iscritto a Giurisprudenza quando decide
di trasferirsi in Svizzera perché in quel momento lo attraggono di più gli
studi scientifici. E là prende un diploma in fisica termodinamica e meteorologia.
Ma non ha affatto dimenticato Giurisprudenza. Rientrato in Italia, riprende
quegli studi e si laurea a Pisa dove frequenta pure, come uditore, la facoltà
di Lettere. Sì, perché anche la Letteratura è fra i suoi interessi. Dopo la
laurea collabora, scrivendo articoli di carattere culturale, con i giornali del
gruppo Corriere della Sera e La Nazione. Svolge una intensa attività di
divulgatore che, in anni più recenti, sviluppa anche in alcune televisioni
locali. Intanto, è tornato a vivere nella sua Barga e ha accettato di assumere
l'incarico di Conservatore dei Beni Pascoliani custoditi nella Casa Pascoli di
Castelvecchio trasformata in museo e centro di studi sul poeta. Ma il primo
studioso è proprio Ruggio. Ed è da un quarto di secolo di sue ricerche che è
ora nata la prima biografia completa di Giovanni Pascoli.
Recensione
di Renzo Montagnoli
Dopo aver letto la tua bella recensione e la biografia di G.Luigi Ruggio, mi sono ricordata, come se fosse stato ieri, un'interessante visita fatta diversi anni fa a Castelvecchio, nella casa del Pascoli, già adibita a museo.
RispondiEliminaE' stata quella la scoperta del vero poeta, non l'approccio non sempre felice legato allo studio scolastico, ma una conoscenza più profonda che include anche le tante fragilità di un uomo poco fortunato, nonostante la grande fama che lo ha sempre accompagnato. Vedere quegli ambienti, le camere da letto, lo studio, i suoi libri, i manoscritti, le correzioni apportate sui testi, la sua grafia, tocca profondamente il visitatore. Pascoli è stato un grande poeta, lo si apprezza soprattutto da adulti, ma anche un uomo molto infelice, come tu stesso dici.
Grazie.
Piera
Stupenda recensione della biografia di un poeta superlativo, ma anche notevolmente infelice come uomo.
RispondiEliminaAgnese Addari
Meno male che ci siete Voi a ricordare e a indurci a non dimenticare, facendomi sentire un po' colpevole. Non che avessi scordato le tragedie di Portella della ginestra e di Sacco e Vanzetti, ma come tante altre le avevo accantonate, visto che poco cambia e che fatti simili si ripetono anche oggi in tutto il mondo. Nel nostro Stato repubblicano e democratico mafie e camorre imperversano ancora e quando dico in giro che al primo punto di un programma politico ci deve essere la totale distruzione delle mafie e delle mentalità mafiose, la gente ci ride e dice che è impossibile. E allora? Allora stima per chi non si arrende al nichilismo e fa cultura sociale, aiutandoci a scegliere ciò che è giusto.
RispondiEliminafranca