Il canto
delle manére
di Mauro
Corona
Arnoldo
Mondadori Editore S.p.A.
Narrativa
romanzo
Pagg. 411
ISBN 9788804590712
Prezzo € 11,00
Quando tornano i ricordi dell’infanzia il cerchio si
chiude
*Le foglie dei faggi na volta cadute si arriccia fino a toccarsi i
bordi, ma prima vien giù leggere, con un tic tic, come gocce sulle frasche.
Invece le foglie dei caprini, suturne e schive come il padre,
cadendo non fa quasi suono, solo na specie di sussurro come a dire: “Finalmente!”.*
*Ma adesso che tornava al paese dopo tanto tempo, Paula francesxca gli
veniva incontro come na figura lontana che avanza pian piano, si vicina e
prende forma. Lui la vedeva come trentatré anni prima, bella e senza padroni,
libera come l’acqua del Vajont che corre e nissuno la ferma. Per quello gli
piaceva, per quello l’aveva persa.*
Non credo sia umanamente
possibile descrivere quello che ho avvertito quando sono arrivato all’ultima
riga di questo romanzo. Ci provo, comunque: una specie di emozione, una sorta
di urlo interiore che saliva dallo stomaco e che poi si spegneva sulle labbra.
Non è proprio così, ma si avvicina a questa sensazione per nulla sgradevole e
anzi assai appagante.
Per quanto non legga in modo
sistematico le opere di Mauro Corona e anzi la mia conoscenza letteraria di
questo autore sia per ora limitata a I
fantasmi di pietra, a Il volo della
martora e a Storia di neve, oltre
a questo Il canto delle manére, mi accorgo di trovarmi di fronte a un
narratore di eccelse qualità, che forse non potrà essere considerato come uno
di quei geni che lasciano un segno indelebile in campo letterario, ma che
comunque è capace di portare il lettore a una vera e propria catarsi, e ciò non
è poco, è anzi molto, perché non sono molti quelli dotati di tale qualità. Fino
a oggi ero convinto che il suo capolavoro, basandomi ovviamente su quelli che
ho letto, fosse I fantasmi di pietra,
ma devo ricredermi, perché Il canto delle manére, che descrive
la vita di Santo Corona della Val Martin, riassume in sé tanti e notevoli
pregi. L’esistenza tribolata di questo boscaiolo e di tutti i boscaioli assume
i toni di un’epopea, in quattrocento pagine che si divorano e che si vorrebbe
che non finissero mai. La vicenda è ricca di colpi di scena, ma ciò che più conta
è la caratterizzazione esemplare del protagonista e dei comprimari, ognuno ben
definito nella sua personalità fatta di pregi e di debolezze. Sono uomini
scolpiti nel legno, in quello stesso legno che faticando e rischiando tagliano
nei boschi, sono uomini che amano, gioiscono, piangono, sono preda dell’odio e
vittime dell’amore, sono uomini veri che è sempre più difficile incontrare. E
su tutto la natura, a volte dolce, altre feroce, come sempre, una natura che
Corona, più che descrivere, dipinge; in essa figura la coralità dei personaggi,
perché se è vero che si parla quasi sempre di Santo Corona, cosa sarebbe lui se
accanto non avesse uomini come Augusto Peron, Franz Keil, o donne come Giovanna
e Paula, tanto per citarne solo alcuni?
Infatti i caratteri dei comprimari servono bene a evidenziare quello del
protagonista, un uomo teso a raggiungere una posizione di privilegio, a far
soldi, tanti soldi, sacrificando a questo effimero scopo perfino la sua
esistenza e accorgendosi da vecchio di non aver vissuto.
Le scene del bosco d’inverno
o in autunno, il lavoro delle squadre di boscaioli, le bevute all’osteria,
perfino le unioni carnali senza un vero amore che contraddistinguono Santo
Corona sono una serie di quadri dipinti con le parole. In alcuni casi, lasciando
libero sfogo alla mia fantasia, mi sono sentito perfino di fare un paragone fra
certe immagini così stupendamente descritte e le pellicole cinesi del grande
regista Zhang Ymou, in primis La foresta
dei pugnali volanti, ma anche Lanterne
rosse, Hero e La città proibita. Infatti, ho
riscontrato la stessa capacità di ricreare un’atmosfera che si potrebbe
senz’altro definire magica.
Mi sembra superfluo
aggiungere che la lettura di Il canto delle manére è più che
raccomandata.
Mauro
Corona è nato a Erto (Pordenone) nel 1950.
È autore di Il volo della martora, Le voci del bosco, Finché il cuculo canta, Gocce di resina, La montagna, Nel legno e nella pietra, Aspro e dolce, L'ombra del bastone, Vajont: quelli del dopo, I fantasmi di pietra, Cani, camosci, cuculi (e un corvo),Storia di Neve, Il canto delle manére, La fine del mondo storto(premio Bancarella 2011), La ballata della donna ertana, Come sasso nella corrente, Venti racconti allegri e uno triste, Guida poco che devi bere: manuale a uso dei giovani per imparare a bere, delle raccolte di fiabe Storie del bosco antico e Torneranno le quattro stagioni, tutti editi da Mondadori, e di La casa dei sette ponti (Feltrinelli 2012) e Confessioni ultime (Chiarelettere 2013).
È autore di Il volo della martora, Le voci del bosco, Finché il cuculo canta, Gocce di resina, La montagna, Nel legno e nella pietra, Aspro e dolce, L'ombra del bastone, Vajont: quelli del dopo, I fantasmi di pietra, Cani, camosci, cuculi (e un corvo),Storia di Neve, Il canto delle manére, La fine del mondo storto(premio Bancarella 2011), La ballata della donna ertana, Come sasso nella corrente, Venti racconti allegri e uno triste, Guida poco che devi bere: manuale a uso dei giovani per imparare a bere, delle raccolte di fiabe Storie del bosco antico e Torneranno le quattro stagioni, tutti editi da Mondadori, e di La casa dei sette ponti (Feltrinelli 2012) e Confessioni ultime (Chiarelettere 2013).
Recensione di Renzo Montagnoli
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