sabato 19 settembre 2015

La righe nere della vendetta, di Tiziana Silvestrin



Le righe nere della vendetta
di Tiziana Silvestrin
Scrittura & Scritture Edizioni
Narrativa romanzo
Pagg. 292
ISBN 9788889682395
Prezzo € 14,50


Non solo veleni

Oreste Vannucci, il prefetto delle fabbriche dei Gonzaga, viene rinvenuto morto nel suo appartamento senza segni apparenti di violenza. Si scoprirà ben presto che è stato assassinato per mezzo di una camicia intrisa di un potente veleno; le indagini, per scoprire il movente e l’omicida, .sono avviate dal capitano di giustizia Biagio dell’Orso, un uomo tenace e mai domo.
Inizia così il giallo storico scritto da Tiziana Silvestrin, una narratrice mantovana, appassionata di storia e in particolare di quella dei Gonzaga.
Fra colpi di scena, tra personaggi esistiti realmente e con una storia parallela che vede protagonisti contrapposti Lucilla, una bella ragazza con vocazione da medico e il domenicano Giulio Doffi, capo della locale Santa Inquisizione. si sviluppa una trama quanto mai avvincente, capace di tenere il lettore con il fiato sospeso dall’inizio alla fine.
Lo stile non ridondante, ma nemmeno scarno e che definirei sobrio, l’esatta descrizione dei protagonisti, sia quelli esistiti veramente, sia quelli di fantasia, l’atmosfera di tensione sono innegabili qualità di questo romanzo, a cui in verità mi sono accostato con un po’ di titubanza, forse perché temevo fosse uno di quei prodotti in cui, a fronte di una vicenda intricata, si trascurava tutto il resto.   E invece ho dovuto ricredermi, perché non si tratta di un’opera marginale, ma di un lavoro di eccellente qualità, come non se ne trovano tanti in giro, e credo che alcuni scrittori, immeritatamente blasonati, proverebbero invidia, solo se avessero l’umiltà e la compiacenza di leggerlo.  Quel che intendo dire èche Le righe nere della vendetta meriterebbe un successo e una notorietà ben superiori. Dopo questo breve inciso, che tende a dimostrare che l’essere bravi autori sovente non è sufficiente per entrare nelle grazie di un numero rilevante di lettori, ritorno al romanzo della Silvestrin.
Il capitano di giustizia, il nostro eroe, arriverà alla soluzione del caso, seguendo un filo logico che non fa una grinza, tanto che chi legge perverrà insieme a lui a scoprire il movente e l’assassino.  Biagio dell’Orso è il Maigret dell’epoca e oltre a destare una immediata simpatia, ne ha anche alcune caratteristiche, come quello di essere sì intransigente nell’esercizio delle sue funziono, ma anche di essere dotato di una forte carica umana.
In questo giallo storico ho molto apprezzato le splendide descrizioni di Mantova nel XVI secolo e così palazzi, piazze, vie e chiese si materializzano davanti agli occhi, tanto da non sembrare antiche e immote vestigia, bensì vive, come le genti che vi si trovano, una sensazione particolarmente piacevole e realistica che é un valido “di più” nel contesto dell’opera.
Sono 292 pagine, che ho letto in pochissimo tempo, teso sempre a seguire quel filo logico per arrivare alla verità, un’impazienza che contrastava con il nascosto desiderio che la lettura non avesse termine. E, invece, per quanto ampiamente soddisfatto, sono purtroppo giunto alla conclusione, ma questo naturale rammarico è attenuato dal fatto che Tiziana Silvestrin ha scritto altri due romanzi con protagonista Biagio dell’Orso, libri che mi sono ripromesso di leggere quanto prima.


Tiziana Silvestrin
Inventare storie le è sempre piaciuto molto.  Intendiamoci, non le solite  favole  che si raccontano ai genitori o agli insegnanti per marinare le scuola, ma  creava personaggi  che vivevano nelle giungle  descritte da Salgari, da Burroughs  o da Kipling. Un giorno queste storie che sognava ha cominciato a scriverle, racconti brevi, da far leggere agli amici, che ovviamente apprezzavano. I complimenti  costano solo la fatica di farli e  chi vuol perdere un amico per così poco?
Questo lo sapeva  anche Tiziana che intanto si era messa a recitare. Entrata a far parte di una compagnia di teatro amatoriale  aveva iniziato  a scrivere commedie.
All’università scoprì  di avere un grande   passione per l’arte e   per la  storia  e dato che sui libri compaiono sempre i grandi personaggi, le loro conquiste, i loro delitti e le loro passioni, mentre  mai si descrive la gente qualunque, si è chiesta come Bertold Brecht: quando Giulio Cesare conquistò la Gallia, non aveva con sé neanche un cuoco?
Curiosa di quell’umanità che non ha lasciato traccia di sé nei Codici, ha cominciato a fare ricerche  sulla vita quotidiana delle epoche passate. Consultando testi e mangiando polvere, letteralmente, negli archivi, ha scoperto come vivevano, cosa mangiavano, come si vestivano e lavoravano le persone nelle  epoche passate.
Quando vinse un premio con un racconto le venne il sospetto che forse poteva cominciare a scrivere sul serio e così iniziò a scrivere gialli storici. Unendo  passione e curiosità, Tiziana nei suoi romanzi parte da fatti realmente accaduti ai potenti delle epoche passate, ma  molti dei personaggi sono persone comuni che hanno con la loro vita fatto la storia, ma dalla storia non sono ricordati.
Ha scritto i seguenti romanzi, tutti editi da Scrittura & Scritture Edizioni:
I leoni d’Europa (2009), Le righe nere della vendetta (2011), Un sicario alla corte dei Gonzaga (2014).

Recensione di Renzo Montagnoli








1 commento:

  1. Sarà che mi piacciono i romanzi storici, sarà che apprezzo molto il fatto che a scriverne talvolta siano le donne, e spesso lo fanno egregiamente, sarà la tua bella presentazione ma questo libro mi incuriosisce molto, come mi incuriosisce l'autrice che, devo ammetterlo, non conosco. Se poi si parla dei Gonzaga...
    Grazie, Renzo.
    Piera

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