venerdì 6 aprile 2012

Il Gattopardo: riflesso della realtà umana, di Lorenzo Russo




Il Gattopardo: riflesso della realtà umana

di Lorenzo Russo









Nel romanzo di Tomasi di Lampedusa viene descritto il passaggio storico dal Regno delle due Sicilie, sotto la dinastia spagnola dei Borboni, al Regno d'Italia, sotto la dinastia piemontese dei Savoia.

Il romanzo eccelle per la sua raffinata e precisa descrizione delle persone che furono coinvolte in questi avvenimenti storici di grandissima portata politica e che hanno segnato l'inizio del processo unificativo dell'Italia dopo il lungo periodo d'occupazione straniera.

Tomasi di Lampedusa non tralascia di dedicare la sua attenzione alla bellezza del paesaggio siciliano, che descrive con versi d'amore e soggezione personale. È un paesaggio selvaggio e arso da un sole inclemente, scrive, a tal punto da influire sulla mentalità dei suoi abitanti, ritirati nelle loro case per proteggersi dall'arsura, ma anche dal timore di subire una delle tante aggressioni che ha sempre colpito la regione nel corso della sua storia.

L'uso abile e accurato dei vocaboli dà l'impressione di rivivere quei tempi passati e invita a sostenerli anche oggi contro la pratica moderna della mescolanza con vocaboli d'altre lingue, con il risultato di una grave alterazione della pronuncia e dell'ortografia della nostra bella lingua madre e di conseguenza dell'identificazione nazionale.

Nel trattare gli avvenimenti storici, il romanzo analizza inoltre in minuziosi dettagli le ripercussioni psichiche e sociali nelle classi nobili del tempo.

Il Gattopardo, esperto della vita e della natura umana, si accinge ad accettare i cambiamenti in atto, ben sapendo che, in fondo, dopo i primi periodi di confusione e smarrimento generale, il tutto ritornerà ad essere come prima.

Le rivoluzioni non cambiano gli uomini, al più danno al sistema politico un nuovo volto e nome come per confermare il senso della necessità che le ha create.

È così che chi era al potere ci è rimasto, a parte alcune esenzioni per determinare il senso del cambiamento. A loro si sono aggiunti i rivoluzionari, per lo più impreparati e inadatti al mestiere della politica, e i soliti opportunisti che hanno riottenuto cariche importanti e remunerative nel nuovo costituito Regno d'Italia.

L'onestà e la disonestà rimangono presenti, ma è sempre quest'ultima che determina la svolta, e quindi le decisioni da prendere, con una piccola differenza, quella di agire all'inizio con più cautela, per poi riprendere il consueto corso di sempre, con la stessa libertà e sfacciataggine.

Il popolo, come sempre generoso e facilmente recuperabile nelle lotte per gli ideali di giustizia e libertà, viene nuovamente sfruttato ed ignorato.

Allora che cosa è cambiato? Poco o nulla, direi. Coloro che erano al potere ci sono rimasti, mentre i nuovi hanno imparato presto e bene il mestiere di sfruttare le solite pecorelle, che pagano di nuovo per tutti, nuovi o vecchi che siano.

Pecorella rimane così tale e quale, sempre e ovunque, per sua natura, fino a quando non abbia capito il sistema del gioco e riesca a giocarlo meglio per sé.

Nel romanzo emerge nuovamente il dominio della forza nella vita, che sollecita gli abili e astuti a impossessarsi del potere e profitto, confermando la presenza del male nell'esistenza dell'uomo.

Il nuovo, quello annunciato dal Crocefisso, non è di questo mondo, ma arriverà, si racconta ancora, senza poter precisare come e quando.

Di fatto la sua realizzazione può solamente avvenire nella coscienza di ognuno, come conseguenza di un processo esplorativo personale che dona il senso di trovarsi nella parte giusta, in quella che dona la forza di sostenere le sofferenze, soppressioni e umiliazioni che i forti infliggono.

I giovani, come solito, sostengono la rivoluzione, il risorgimento, il cambiamento radicale dal quale si sentono biologicamente attirati.

Gioventù sta per il nuovo nel senso di proprio. Ogni giovane é tentato a vivere la propria vita, che assume la forma di un'avventura personale per realizzarsi e identificarsi.

In questa costrizione biologica non può accettare gli errori dei genitori e non può sottrarsi alla tentazione di provarci.

Col trascorrere degli avvenimenti si accorgerà di avere fatto anche lui errori, anche se differenti, rendendo evidente che é ancora la natura stessa che detta la sua volontà, come se anche lei ubbidisse a un ordine superiore.

Non mi meraviglio, quindi, quando noto che i vecchi tendono a rassegnarsi e aspettano che il tutto si raggiusti da solo, mentre i giovani, perché non ancora provati, fremono d'impazienza e bramosia davanti all'indifferibile, difficile e incerta impresa.

Libertà, equità e giustizia sono i principi sani dell'uomo, per le quali egli é pronto a combattere e fare le rivoluzioni, mettendo ogni volta a rischio la sua vita e quella dei suoi cari.

Un altro senso non può avere la sua esistenza, se non vuole vivere una vita senza aver scoperto la sua identità. Chi sono "IO" si chiede?

Conosco il mio nome ma non di più, mentre il mio padrone gode gli agi della vita opprimendo la mia libertà, vietandomi di trovare la mia identità d'individuo pari a lui per nascita.

Non é difficile immaginarsi la risposta del padrone: vieni se ne hai il coraggio, solo con la forza mi potresti usurpare, ma tu sei ritroso a usarla, come un bambino che rimane indeciso per il male che potrebbe causare.

Potere é violenza nelle menti presuntuose ed egoiste e di esse ce ne sono tante variazioni, persino nel voler fare il bene non si può fare a meno di impiegarla.

Nonostante tutto, mi auguro che l'attuale enorme sviluppo scientifico e tecnico, accompagnato da un'istruzione estesa a tutti i ceti della popolazione, riesca a fermare il flusso maligno della storia dell'uomo, se non foss, che le tentazioni sono spesso più forti delle buone intenzioni quando non siano sorrette da un'adeguata formazione sociale.

L'uomo deve, quindi, prima di tutto migliorare socialmente, il che vuol dire che deve superare i pregiudizi impressigli dall'ignoranza, che gli fa credere di essere un privilegiato al confronto con gli altri.

È necessaria una nuova forma di convivenza che riconosca la necessità della differenza delle caratteristiche personali quale impulso creativo per il suo sviluppo nella società.

Tolleranza e senso di responsabilità sono i punti cardinali del suo progresso, solo in esse può germogliare nel suo animo il germe sano che unisce i principi d'equità e giustizia con il senso del dovere.

Alla fine del romanzo noto il fattore temporale delle conquiste umane.

Ricchi che non lo sono più, figli e mogli rimaste superstiti dei loro cari che devono adattarsi ai nuovi tempi, e lo fanno qui con rassegnazione e dignità, dimostrando capacità personali d'adattamento.

Tomasi di Lampedusa ne fa uscire il senso della fragilità della vita, ma anche la sua continuità nello svolgersi delle generazioni le quali, crescendo nel nuovo mondo, non hanno difficoltà a ricominciare.

In effetti, i giovani, liberi dal peso delle loro origini, dagli obblighi frenanti il processo di cambiamento che il tempo richiedeva, s'impegnano nella nuova realtà con disinvoltura e libertà d'azione, seguendo le ispirazioni dei loro ideali giovani.

Sebbene il loro inizio faccia sperare in un rinnovamento decisivo, soccombono poi alle tentazioni del potere e ripetono gli errori dei loro predecessori, dando dimostrazione delle difficoltà dell'uomo a maturare.

Come uscire dal dilemma nel quale al successo segue l'insuccesso, alla gioia il dolore, alla ricchezza la povertà?

A me é chiaro che questi contrasti sono espressioni dell'incapacità dimensionale dell'uomo a riconoscere d'essere una piccolissima particella di quell'entità energetica originaria che regge tutto l'Universo. Essa non é ancora dimostrabile scientificamente, ma da sempre percepibile con la forza spirituale che lo spinge alla ricerca della sua origine.

Nell'unità si trova la soluzione del dilemma, per cui come sentiamo la povertà solo al confronto con la ricchezza, é necessario ridurle a una misura sopportabile per evitare il confronto con la forza.

Dalla modestia e contentezza per il poco disponibile nasce il senso vero di poter possedere tutto, e la sua mancanza ci lascia indifferenti.

Possesso è peso che ci rende schiavi e sottomessi. Non si può sperare nel bene e nello stesso tempo fare nulla a superare il male.

Vivere veramente la vita significa capirla e di conseguenza essere pronti alla realizzazione dei propri compiti.

Il Gattopardo era troppo razionale nei suoi pensieri e giudizi, da poter assimilare il credo missionario del nuovo, contro il quale non era del tutto avverso ma neanche propizio.

Pur buono d'animo, non fece nulla per sostenere efficacemente il nuovo, così che lasciò che le cose si svolgessero da sole. Non fu quindi il riformatore che si merita gli elogi e la stima del popolo sottomesso.

Rinchiuso nel suo mondo, fatto di favori e patteggiamenti, accettò il nuovo solo per convenienza personale.




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