Il primo figlio
di Isabella Bossi Fedrigotti
Rizzoli Editore
Narrativa romanzo
Pagg. 188
ISBN 9788817017626
Prezzo € 17,00
Tre donne
È
innegabile che Isabella Bossi Fedrigotti con la sua scrittura piana, calma, mai enfatica riesca
a coinvolgermi grazie alle sue storie, in apparenza semplici, ma che
rappresentano un’analisi approfondita di esistenze, in particolare di quel
mondo che ancora si vuole considerare a sé stante, sebbene non lo sia, e che
molto genericamente definiamo con il termine di universo femminile. Il primo
figlio ci accompagna per
mano con tre storie di donne, di estrazione sociale, di istruzione e di
nazionalità diversa e quindi così dissimili fra loro. Eppure in esse si
rispecchia una matrice comune, con quella maternità che è alla base di ogni
esistenza e che nei casi specifici le vede, di volta in volta, madri a seguito
di una violenza (Teresa), materne come indole naturale, dedizione suprema volta
all’allevamento dei bambini (Maria), madre ancora immatura, ma dal sentimento forte
e sicuro (Sofia).
Sono
tre personaggi delineati stupendamente, tre ombre che poco a poco schiariscono
per rilucere vivamente nello splendore dei loro affetti, in una narrazione
volta non certo a indulgere alla facile commozione, ma che poco a poco porta il
lettore a un pathos indescrivibile, proprio quando le loro strade si
incontrano, diventando una sola, in un periodo delle loro vite che sarà
senz’altro il più bello, quello in cui si sentiranno più realizzate. Poi, con
il tempo che passa, con gli anni che pesano, con i bimbi che diventano adulti e
lasciano la casa, quel cammino insieme inevitabilmente finirà e ognuna delle
tre riprenderà quel percorso che le è sempre stato proprio e che ora si avvia a
quell’ultima meta.
Ci si
emoziona per la condizione di autentica miseria della giovane Teresa, per il
dolore di Maria la cui madre, non sana di mente, verrà immolata alla perfezione
della razza nazista, per quel senso di vuoto che sempre resterà nell’animo di
Sofia per la perdita del primo figlio.
Tre
donne, tre esseri umani che si sentono vicini, che quasi appaiono, pagina dopo
pagina, davanti agli occhi, e a cui si vorrebbe affidare un po’ del proprio
destino, braccia materne che ci stringano nella loro protezione dai venti
turbinosi della vita.
Non credo
sia facile, specie nella nostra epoca, leggere libri come questo, in cui, senza
rinnegare la naturale funzione materna, si ponga bene in evidenza la necessità
che alla donna sia riconosciuta pari dignità, uguaglianza non solo di diritti,
ma anche di affetti e di sentimenti.
Il
primo figlio è uno di quei libri che una volta letti non possono
non lasciare un segno indelebile dentro di noi.
Isabella Bossi Fedrigotti, nata a Rovereto da madre
austriaca, è giornalista al Corriere della Sera. Con il romanzo Casa
di guerra (1983) è stata finalista al Premio Strega e al Campiello. Il
successo al Premio Campiello è arrivato nel 1991 con il terzo romanzo, il
bestseller Di buona famiglia. Altri titoli sono Il catalogo
delle amiche (Rizzoli, 1998), Cari saluti (Rizzoli,
2001), La valigia del signor Budischowsky (Rizzoli, 2003)
e Il primo figlio (Rizzoli, 2008).
Recensione di Renzo
Montagnoli
Sì, Isabella Bossi Fedrigotti é molto brava e la recensione, come al solito, é splendida.
RispondiEliminaAgnese Addari
Un'interessante recensione ad un libro che non può che coinvolgere il lettore. Senza levare nulla alle capacità maschili, penso che soltanto una donna possa calarsi pienamente nella personalità di altre donne, in questo caso donne "fittizie" ma non per questo meno reali. Quante Terese, Marie, Sofie intorno a tutti noi, o anche in noi, con le loro problematiche e le loro emozioni! Penso che questo libro, da te presentato egregiamente, meriti veramente di essere letto, e non in maniera frettolosa.
RispondiEliminaGrazie.
Piera