I Borgia
di Roberto Gervaso
Club Italiano dei Lettori Rizzoli
Storia
Pagg. 387
ISBN 978-6600193403
Prezzo € 5,50
Affari di famiglia
Rodrigo, Cesare e Lucrezia Borgia sono nomi che
evocano un passato fatto di sfrenata lussuria, di intrighi, di ferocia e di
veleni. Infatti i loro
contemporanei ci hanno sempre fornito questo ritratto, li hanno sempre
presentati come la malvagità al massimo livello, non esseri umani quindi,
bensì mostri da esecrare in eterno. L’unanimità dei giudizi, fatta qualche
rara e sporadica eccezione, sembrerebbe dimostrare che il quadro fornito
possa rispondere a verità, ma sorge più di un dubbio, soprattutto ove si
consideri che gli altri potenti rinascimentali non erano certo degli stinchi
di santo. E allora perché così tanta acredine, perché un odio così radicato?
È probabile che sia stata la reazione per lo scampato pericolo delle signorie
che regnavano su un’Italia spartita in tanti staterelli e che fece gola a Rodrigo Borgia, allorché era
pontefice con il nome di Alessandro VI, al fine di dare agli eredi possedimenti e relativa sovranità
trasmissibili di padre in figlio. Certo, il Papa era un monarca assoluto, che
governava su ben due regni: lo stato delle anime e quello pontificio. Però il
suo potere derivava da un elezione e non poteva essere trasmesso; di
conseguenza, l’unico modo per assurgere agli onori di un casato era solo
quello di impossessarsi delle terre altrui, su cui dominare. E se ne ebbero
timore piccole signorie come i Gonzaga a Mantova e gli Este a Ferrara, quasi
altrettanta paura la provarono gli Sforza a Milano, i Patrizi della
Serenissima a Venezia e i notabili di Firenze..
Scrivere quindi dei Borgia, riportare la loro storia
non è un lavoro facile, fra tante fonti preconcette e necessita di procedere
con la massima razionalità ed è ciò che ha fatto Roberto Gervaso con I Borgia.
Prima di tutto ha voluto rappresentare com’era il panorama italiano,
delineando in modo rapido, ma esauriente quali erano le famiglie dominanti
all’epoca, e con criteri più approfonditi la situazione a Roma, capitale
dello stato pontificio. Le notizie costituiscono quasi un’indispensabile
premessa, perché altrimenti non sarebbe possibile comprendere il contesto in
cui Rodrigo Borgia, prima vicecancelliere sotto ben cinque papi e poi
pontefice lui stesso con il nome di AlessandroVI, ebbe a operare. Né meno importante è la parte
riservata ai suoi predecessori, nepotisti, avidi e lussuriosi. L’ascesa di
Rodrigo, i suoi primi passi come
sovrano assoluto, procedono congiuntamente con le vicende dei figli, di cui i
più celebri furono senza ombra di dubbio Cesare, detto il Valentino, e
Lucrezia.
Gervaso, nel caso di avvenimenti più
importanti, non tralascia peraltro di citare l’opinione di loro
contemporanei, esprimendo pure la sua secondo un criterio improntato
esclusivamente al raziocinio. Ed è qui che si apprezza la valenza dello
storico, capace di raccontare i fatti e di accogliere, di più o di meno, le
versioni che altri diedero, senza mai affermare nulla, ma cercando solo
l’unica spiegazione possibile. Lo stile è indubbiamente fluente, mai greve,
spesso venato da una salutare ironia che talvolta trascende a una moderata
comicità, come nel caso della descrizione dell’aspetto del re di Francia
Carlo VIII, che mi ha strappato più di un sorriso. Inoltre è consapevole che
dal suo modo di procedere potrebbe essere scambiato per un difensore dei
Borgia, il che non è vero, e allora il suo tono, soprattutto quando si tratta
di darne un giudizio, si fa più distaccato e si accentuano invece i pareri
che a suo tempo diedero ii contemporanei.
Non manca tuttavia del senso di pietà, come quando descrive la morte di
Alessandro VI, per malaria, la
mancanza di rispetto per le sue spoglie da parte dei camerieri personali,
oppure la fine ardimentosa di Cesare, caduto in un’imboscata in Spagna e
crivellato da colpi di lancia. Si sbilancia solo per Lucrezia, una figura
vittima della ragion di stato, dolce, mite, ubbidiente, non certo
l’avvelenatrice come viene ingiustamente ricordata; se a Roma con il padre e
il fratello forse aveva condotto una vita al limite della decenza, a Ferrara,
diventata sposa di Alfonso d’Este, si era ampiamente riscattata, tanto che
morì quasi in odore di santità.
Che giudizio pertanto si può dare di Rodrigo e
Cesare Borgia? Il primo era la
mente, il secondo il braccio, pur non essendo certo stupido. Sognarono e
quasi riuscirono a concretizzare l’impossibile; il primo certamente non è
stato un esempio del buon cristiano, quale dovrebbe essere un papa, ma rese
alla Chiesa un grande servigio, rendendola più forte e con confini dello
stato più stabili; pessimo papa, potremmo dire, ma di certo Rodrigo fu un
grande statista e riguardo ai metodi utilizzati erano quelli all’epoca in
voga in ogni signoria. Cesare era diabolico, capace di tessere inganni
intricati, ma fu anche un grande condottiero e un buon amministratore dei
territori conquistati; vendicativo, non andava tanto per il sottile, ma in
un’epoca in cui scannarsi pareva essere il passatempo preferito, lui di certo
non era quel mostro che la storia descrive. Entrambi erano, né più né meno,
uomini del loro tempo, entrambi sognarono di fondare un regno ed entrambi
fallirono, più per sfortuna che per incapacità. Quel che è certo è che se
avessero vinto, la loro memoria sarebbe ben diversa, perchè, come si sa, la storia è scritta sempre dal
vincitore.
I Borgia è
un libro bellissimo, che si legge con la stessa passione e attrazione di un thriller avvincente, ma qui non
c’è finzione, c’è solo la descrizione di quanto accaduto in uno scorcio del
Rinascimento.
Roberto Gervaso è nato a Roma il 9 luglio 1937.
Ha studiato in Italia e negli Stati Uniti e si è laureato in Lettere moderne, con una tesi su Tommaso Campanella. Collabora a quotidiani e periodici, alla radio e alla televisione, e da decenni si dedica alla divulgazione storica. Con Indro Montanelli, per Rizzoli, ha firmato sei volumi della "Storia d'Italia": L'Italia dei secoli bui, 1965- LItalia dei comuni, 1966 - L'Italia dei secoli d'oro, 1967 - L'Italia della Controriforma, 1968 - L'Italia del Seicento, 1969 - L'Italia del Settecento, 1970. Ha pubblicato: sette biografie, Cagliostro (Rizzoli, 1972), Casanova (Rizzoli, 1974), I Borgia (Rizzoli, 1976), Nerone (Rusconi, 1978), Claretta(Rizzoli, 1982), La Monaca di Monza (Bompiani, 1984) e La BellaRosina (Bompiani, 1991); un grande giallo storico, Scandalo a corte (Bompiani, 1987); una storia della Massoneria, I fratelli maledetti (Bompiani, 1996); due raccolte di grandi storie d'amore, Appassionate (Mondadori, 2000) e Amanti(Mondadori, 2002); sei raccolte d'interviste, Il dito nell'occhio(Rusconi, 1977), La pulce nell'orecchio (Rusconi, 1979), La mosca al naso (Rizzoli, 1980), Dente per dente (Rizzoli, 1983),Sotto a chi tocca (Bompiani, 1994) e Salute! (Mondadori, 2001); una raccolta d'interviste immaginarie, A tu per tu con il passato (Bompiani, 1994); tre volumi di ritratti contemporanei,Spiedi e spiedini (Rizzoli, 1981), I Sinistri (Mondadori, 1997) e I Destri (Mondadori, 1998); un pamphlet politico sull'Italia di oggi, Peste e corna (Newton Compton, 1996); tre raccolte di aforismi, Il grillo parlante (Bompiani, 1983), La volpe e l'uva(Bompiani, 1989) e Aforismi (Newton Compton, 1994); un volume di confessioni, Di me tutto. Lettera a mia madre(Rizzoli, 1985); uno di galateo erotico, Se vuoi che t'ami...(Bompiani, 1986); uno sui sentimenti, Voglia di cuore(Bompiani 1993). I suoi ultimi titoli sono: Italiani pecore anarchiche (Mondadori, 2003), Qualcosa non va (Mondadori, 2004), Ve li racconto io (Mondadori, 2006) e Io la penso così(Mondadori, 2009). Ha vinto numerosi premi, fra cui due Bancarella, con L'Italia dei comuni (1967) e Cagliostro (1973). I suoi libri sono tradotti negli Stati Uniti, in Canada, in America Latina, Spagna, Portogallo, Gran Bretagna, Francia, Germania, Giappone, Bulgaria, Polonia, Romania.
Renzo Montagnoli
|
sabato 23 gennaio 2016
I Borgia, di Roberto Gervaso
Iscriviti a:
Commenti sul post (Atom)
Nessun commento:
Posta un commento