Immigrazione: calcolo
politico o incapacità?
di
Lorenzo Russo
Urrà, c'è qualcuno che
ha trovato la formula per migliorare questo mondo!
Il senso profondo
della fratellanza supera ogni tentennamento sulla probabilità di migliorarlo e
apre già le porte a chiunque voglia venire.
Lavoro, quello che
permetterebbe di assumerlo, ce n'è abbastanza, anzi in esubero, tanto i già
disoccupati non contano nulla e i già poveri possono continuare a vivere come
finora hanno fatto.
Il tutto ha di
promessa ingenua, di gara a dimostrare di essere una persona di buon cuore, di
quelle persone che non tengono conto della riuscita.
La realtà verrà fuori
dopo, quando sarà giunto il momento della resa dei conti, perchè non si saprà come coprire i costi
dell'accoglienza e del mantenimento senza aumentare le tasse e quando il
confronto con i residenti non corrisponderà alle aspettative poste. .
Tanta incapacità può
risiedere solo nella mente di una classe politica priva del coraggio di dire di
no o che segue un progetto tenuto in riserva, come anche nelle menti dei
sognatori.
La chiesa è tra di
loro, anche perchè con
questa politica si è arricchita sempre di più.
Che differenza con le
altre istituzioni che, al contrario, devono infine fare i conti numerici
sull'operato e presentarlo ai cittadini già tartassati oltre misura!
Lo scontro tra la
realtà acerba e intransigente e le richieste d'amore verso l'Umanità intera
esiste da quando c'è l'uomo.
Chi, io compreso, non
vorrebbe un mondo unito nel senso della fratellanza? Ma come sia possibile
realizzarlo finora non c'è riuscito nessuno.
La comunità umana vive
in uno stato perpetuo di bisogno d'amore che poi s'infrange al confronto sul
come realizzarlo, simile a una ferita che sempre si riapre nonostante i
continui tentativi di guarirla.
L'uomo buono soffre e
piange in sè al
cospetto di tante tragedie, ma non può fare altro che chiudersi, diventare
acerbo, assente e affermare che infine non ha creato lui il mondo.
Di fatto, me lo deve
chiarire chi crede che sia possibile creare lavoro per tutti, quando la
disoccupazione aumenta costantemente, quando siamo già alla bella cifra di
sette miliardi e più di abitanti e nessuno capisce che è tempo di stabilizzarla
se non già diminuirla.
È meglio allora
abituarsi al fatto che il mondo non è migliorabile e che quindi bisogna
accontentarsi del poco di bene che si riesce a fare.
Affari, affari è lo
slogan che domina anche oggi la vita terrena e gli affaristi sono poco propensi
a migliorarlo, in quanto rimarrebbero senza mansioni e profitti.
Come era migliore il
mondo quando si viveva del necessario, quando l'uomo viveva in piccoli gruppi e
la convivenza era una necessità per sopravvivere!
Erano i tempi nei
quali l'accoglienza era riconosciuta come fattore naturale e quindi dovuto.
Chi accoglieva veniva
considerato migliore.
Di fatto, la povertà
unisce mentre il benessere divide, per il timore di perderlo e con esso anche
l'accettazione e il riconoscimento dei valori personali nella società, che
assumono così un valore particolare, superbo.
Sotto questo aspetto
l'accoglienza va, pur con dei limiti, tutelata.
Troppo pretenzioso è
diventato l'uomo della società materialmente più sviluppata, secondo il motto
che più si è ottenuto più si vuole ancora, ma per lo meno non di meno, sulla
scia dei ricchi che sempre più si arricchiscono.
La pretenziosità ha
strapazzato il sistema sociale, fino a renderlo non più finanziabile, e qui
l'accoglienza dei nuovi arrivati potrebbe offrire alla classe politica una
buona opportunità di rivedere verso il basso le prestazioni sociali, da tempo
in discussione ma sempre rimandata per timore di rivolte popolari.
Già questo crea timori
e antipatia, fino a sfociare in rabbia e violenza in chi potrebbe essere tra i
primi a perdere lo stato sociale raggiunto, da rendere difficile se non
impossibile la fusione delle culture.
Considerando
l'intensità del flusso dei migranti verso la EU, mi chiedo se dietro la
decisione di assumere chiunque voglia venire non si nasconda il calcolo di
snazionalizzare i popoli dell'Unione e facilitare così la costituzione del
progettato da anni stato federale.
La tendenziale
avversità dei popoli europei contro la EU mi fa pensare a questa mossa
strategica.
Di certo non solo
verrà richiesto da ogni cittadino coraggio, pazienza e lungimiranza sui
vantaggi dell'immigrazione, che le classi del potere fanno credere di poter
realizzare nel prossimo futuro, bensì saranno necessari nuovi e ingenti
finanziamenti pubblici e privati per sostenere un ulteriore e massiccio
sviluppo dell'economia.
Inevitabilmente sorge
un processo di cambiamento che richiede dal cittadino più di quanto
sia solitamente pronto ad accettare, questo perchè ognuno
ha qualcosa da imparare dall'altro.
Ritengo che sarà
necessario evitare abusi di richieste da parte dei migranti, di quelle
prestazioni sociali di cui nemmeno i cittadini usufruiscono, considerata
l'elevata percentuale di povertà e di disoccupazione esistente.
Ai migranti consiglio
d'essere umili, diligenti e ordinati, per non incrementare l'ostilità iniziale.
Questo almeno
all'inizio del loro soggiorno.
Ho sempre sostenuto
che le mutazioni storiche umane sono il riflesso di quelle che accadono
nell'Universo.
Di fatto niente è
stabile, immutabile. Ogni mutazione crea energie nuove e indispensabili per
rigenerare le vecchie, logorate nella loro essenza.
È giusto quindi
ritenere che le mutazioni in corso siano parte integrante del processo
universale, evolutivo o no, per mantenere in vita gli elementi del processo
stesso.
Inevitabilmente
l'Europa cambierà nei prossimi decenni, per cui mi auguro che le forze
progressiste abbiano il meglio su quelle tradizionali e conservatrici.
Sta ora alla classe
politica creare condizioni di vita idonee a superare la difficile prova di
convivenza, come al cittadino europeo di comprendere il senso del nuovo.
Nessuno può progredire
senza impegno serio e costruttivo, senza apertura al nuovo, senza il coraggio
di affrontare i rischi che ne derivano, perchè solo
così è possibile cogliere i frutti migliori della vita.
Il fallimento
dell'accoglienza creerebbe conflitti sociali gravissimi che potrebbero condurre
al caos.
Di certo è necessario
porre un limite ai flussi, adeguandolo al grado di accettazione, di
possibilità si localizzazione e integrazione.
Il troppo ha sempre
bloccato le migliori intenzioni svolte verso il bene.
Problemi senza fine,
quindi, che richiedono sforzi non solo economici, bensì educativi e
istruttivi, affinchè tutti
ne traggano un profitto.
Questo l'ha capito
anche mamma Angela, la quale all'inizio, aprendo le frontiere, non voleva dare
l'impressione di ricadere nelle colpe del passato del suo paese, ma giorni dopo
ha incominciato a correggersi davanti alla impressionante e infinita marea di
migranti.
Le colpe del passato
sembrano essersi rivolte verso il polo opposto con la stessa intensità e ripercussione
sociale ed economica che mi fanno ricordare le leggi della fisica e mi
convincono che tutto cambia per rimanere come prima.
Ma una cosa è certa: è
necessario creare lavoro, se non si vuole il fallimento dell'Europa e della
politica di sostenimento globale.
E qui devono essere
gli studiosi e promotori dell'economia a sviluppare un sistema che si adegui a
un mondo che cambia sempre più velocemente.
Al posto dell'attuale
sistema, dell'incremento del consumo per mantenerlo in vita, si dovrebbe aver
cura della ripartizione dei beni di prima necessità senza creare eccessi e vizi
di consumo.
Ripeto ancora una
volta: lavoro che tenga occupate le popolazioni e una condotta di vita idonea a
sostenere la coesistenza tra i popoli e la salvaguardia dell'ambiente.
Lavoro collegiale,
quindi, e non più per un profitto individuale senza limite, come è tuttora.
I benestanti non hanno
nulla o poco da perdere, mentre il popolo rischia di venire ancor più
tartassato dalle tasse e conseguentemente di impoverire e sentirsi abbandonato
come fu nel passato. Questo perchè è
chiaro che i costi verranno spslmati su
di esso.
Sarebbe un guaio per
la democrazia e si rischierebbe un ritorno della dittatura.
Nessun commento:
Posta un commento