Il
disertore –
Giuseppe Dessì – Ilisso – Pagg. 136– ISBN 978-88-6202-111-- € 4,90 (e-book)
Tra
le opere che trattano della Grande Guerra è molto utile segnalare al lettore
attento questo scritto di Giuseppe Dessì, autore
sardo nato a Cagliari nel 1909, un’adolescenza
trascorsa però alle pendici del
monte Linas, precisamente a Villacidro, paese
che con la Fondazione omonima ne mantiene vivo il ricordo, lo studio
delle opere e l’organizzazione di un premio letterario giunto alla sua XXX
edizione.
Questo
romanzo breve venne pubblicato da Feltrinelli nel 1961 e successivamente anche
da Mondadori, oggi è fuori catalogo , chi è interessato alla lettura del
cartaceo può ricercare il volume fra i tipi di Ilisso, casa editrice
nuorese.
Al
centro dello scritto è la piccola comunità di Cuadu (Villacidro) agli
inizi degli anni venti quando il ricordo della guerra è ancora così
vivo da generare non solo l’iniziativa di erigere un monumento ai caduti del
paese, ma anche una serie di moti dell’animo e dell’intelletto che sfociano nel
mare magnum dell’istituzione di nuovi partiti politici (Psd’az.) , del dissenso
nutrito da rivendicazioni di carattere sociale ( il bienno rosso con
protagonisti i minatori del Sulcis già trucidati in una sanguinaria
repressione nel 1904 nei moti di Buggerru) e del prevalere
della violenza e dei privilegi attraverso l’istituzione dei Fasci di
combattimento e l’avvento del fascismo stesso.
La
storia nazionale è alimentata da quella regionale, non viceversa. Qui a noi
interessa evidenziare il piccolo fenomeno sociale , mirabilmente rappresentato
da Dessì, che concorre a innescare le stesse dinamiche che in ambito
nazionale portarono al periodo oscuro successivo.
Mariangela Eca è
una madre chiusa nel suo dolore privato: ha perso i suoi due figli in guerra e
la retorica del ricordo e della celebrazione mal si sposano col suo sentimento
più vicino alle parole “inutile strage”, impronunciabili. Vive
vicino alla casa del viceparroco Don Pietro Coi e ne è la sua domestica da una
ventina d’anni, lo vorrebbe fare a titolo gratuito per sdebitarsi col prete ai
suoi occhi capace a suo tempo di curargli il figlioletto col potere
della preghiera, e non accetta retribuzione che però regolarmente il
sacerdote le versa in un libretto di risparmio. Saranno questi
soldi, ormai ingente somma , a muovere l’azione di questa mater dolorosa la
quale deciderà di devolverli per la costruzione del
monumento funebre, innescando però all’interno della comunità delle dinamiche
latenti che porteranno al conflitto aperto tra le varie parti sociali.
Progressivamente, attraverso l’uso sapiente della tecnica della focalizzazione,
verranno alternati i punti di vista della donna e del sacerdote che lentamente
contribuiranno, anche tramite ampie analessi, a scoprire
quale vero rapporto leghi i due.
La
scrittura asciutta, tersa e limpida arriva più volte al cuore ed è capace di
emozionare delicatamente. Poche righe, niente fronzoli e un realismo
pungente animano le pagine migliori sulla scia di un debito artistico evidente
e riconducibile al Lussu di “Un anno sull’altipiano” e di
“Marcia su Roma”, debito non solo letterario ma umano e di pensiero considerato
che il messaggio che lascia questo scritto è profondamente pacifista. Il
disertore e il fenomeno della diserzione sono l’altro importante
punto di frattura, contribuisce ad
alimentare il secondo piano della narrazione attraverso
l’accostamento all’humus culturale della latitanza da bandito,suscita la
riflessione sul potere e sul delicato equilibrio su cui si fonda la legge in
tempo di guerra e in tempo di pace.
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