È
bello ciò che piace
di
Renzo Montagnoli
Gelindo era
certo il bello
biondo,
occhi celestini
alto
e ben piantato
era
da tutte ben sognato.
Ma
lui si disinteressava
fuggiva
le occhiate più lascive
tanto
che gli uomini del paese
invidiosi
com’erano
al bar,
fra una partita e l’altra,
dicevan sempre
che
era troppo bello per esser maschio.
Lo
guardava pure la Rosina
ma
nulla sperava, poverina,
perché
di certo la natura
non
l’aveva beneficiata.
Magra,
anzi secca,
con
gli zigomi e i denti sporgenti
una
voglia di fragola sulla fronte
era
la disperazione di suo padre
che
già sentiva odor di zitellaggio.
Ma
era simpatica la Rosina,
sempre
allegra,
pur
consapevole di non essere la Venere di Milo.
E
invece Gelindo, serio e laborioso,
soffriva
di momenti di tristezza
depressione
la chiameremmo oggi
spariva
dal bar per tanti giorni
si
rinserrava in casa
a
luci spente.
Anche
per lui si prediceva
un
celibato senza appello
quando
d’un tratto una mattina
tutto
il paese apprese con stupore
che Gelindo e Rosina sarebbero
di
lì a poco convolati a nozze.
I
soliti maligni insinuarono
un
matrimonio di comodo
fra
un gay e una bruttina
ma
dovettero cambiar parere
quando
nacque il primo figlio
a
cui altri ne seguirono.
Una Rosina ancor
più sorridente
e
un Gelindo non più incupito
vissero
a lungo d’amore e d’accordo
perché,
come ebbe adire il vecchio sagrestano,
è
sempre bello ciò che piace.
Ora
riposano nel cimitero
uniti
anche nella morte
e
con le due fotografie ravvicinate
sembrano
guardarsi
ancor
carichi d’amore.
Da Il
mio paese
Un testo gradevole e profondo che affronta con garbo argomenti non facili. Non sempre, per fortuna, il non essere belli è un ostacolo ad una vita serena, e di questi tempi, così inflazionati dal culto della bellezza a tutti i costi, è importante scrivere o leggere scritti di questo genere.
RispondiEliminaDavvero indovinata la foto scelta per accompagnare il testo.
Piera