L’uomo
di Kiev – Bernard Malamud - Minimumfax –
Pagg. 405 – ISBN9788875215804 – Euro
14,50
La
lettura di questo romanzo origina una constatazione immediata:
l’antisemitismo ha radici profonde capaci
di alimentare conflitti e opposizioni di varia natura. I
libri di storia raccontano l’espulsione degli ebrei dalla Spagna
o il caso dell’ebreo Dreyfus, celebre anche per il
J’accuse di Zola, ma gli episodi ai danni del singolo o del gruppo
furono i più vari e come è risaputo toccarono trasversalmente l’Europa e le
sue diverse epoche storiche acuendosi notevolmente con le conquiste
liberali scaturite dalla Rivoluzione francese e giungendo al
loro culmine con la Shoah.Malamud, ispirandosi al
casodiMendel Beilis ebreo ucraino ingiustamente accusato
dell’omicidio di un bambino cristiano nella Russia
zarista, partorisce il personaggio
di Yacov Bok che acquista subito una chiara identità
. Entra in scena in un momento storico poco opportuno, le Centurie Nere in
Russia hanno appena arretrato di alcuni passi rispetto alla svolta liberale che
le concessioni zariste hanno ventilato. La Duma discute
inoltre l’abolizione della “Zona di residenza “ degli ebrei quando
un bambino cristiano viene ritrovato cadavere. Non c’è dubbio: è un omicidio
rituale compiuto con lo scopo di avere cinque litri di sangue cristiano per
impastare il pane pasquale. Tutti gli indizi vengono fatti ricadere
sull’ebreoYacov Bok che, abbandonato il suo shtelt ,
è giunto da poco a Kiev dove è riuscito a entrare nelle grazie di un
ricco cristiano che si ritrova per caso in debito con
lui. La sorte fa allora girare il povero ebreo come una trottola e la spirale
lo risucchia nel vortice nero dell’antigiudaismo: capro espiatorio perfetto sul
quale si dirottano tensioni politiche e civili all’alba della Rivoluzione di
febbraio.
La
Storia permette a Malamud di creare un romanzo dalla portata
eccezionale. La rappresentazione della vicenda vive dell’impeccabile stile
dell’autore riconoscibile per il suo sguardo emotivamente distaccato, neutrale,
per il susseguirsi di pagine mai pesanti in un volume corposo che fa nascere
nel lettore un sentimento di ammirazione profonda. Tante parole, pochi
accadimenti, una buona sezione dedicata a tre anni di prigionia. Quali elementi
allora riescono a vivacizzare quella che avrebbe potuto correre il
rischio di essere solo una cronistoria agghiacciante di una prigionia?
Un’ambientazione russa impeccabile, un personaggio unico proprio per la
capacità dell’autore di evitare qualsiasi empatia immediata, troppo scontata in
narrazioni siffatte, un personaggio infine funzionale all’interesse
dell’artista per questioni etiche e religiose. Il rozzo tuttofare di cui si
parla subisce le conseguenze indirette di un suo atto di volontà,
egli, lasciato il villaggio dopo il fallimento del suo
matrimonio, finisce in prigione, soffre e medita: “ Una volta che te ne vai,
sei all’aperto: piove e nevica. Nevica storia, vale a dire che quello che
succede a un individuo inizia dentro una rete di eventi che esulano dal personale.
Naturalmente, inizia prima che arrivi l’interessato. Tutti siamo nella storia,
questo è sicuro, ma alcuni più di altri. Gli ebrei, più di alcuni. Se nevica,
non sono tutti fuori a bagnarsi”.È inoltre ateo, paga in nome di una religione
in cui non crede, lui che conosce l’opera di Spinoza e ne abbraccia il
pensiero, lui “libero pensatore” i cui pensieri migliori si originano proprio
durante l’esperienza carceraria. La sua catarsi sarà positiva ma, come quella
di molti personaggi malamudiani , aperta per cui il lettore è
lasciato ancora una volta a proiettare la vicenda nelle sue possibili
ramificazioni dopo aver assistito agli ultimi vaneggiamenti di un uomo che alla
fine vagheggia solo la libertà. Ho letto l’edizione Minimumfax che
riporta questo romanzo in Italia dopo una lunga assenza, lo consiglio anche
solo per l’introduzione di Piperno, ottima.
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La bella recensione ad un romanzo, e indirettamente l'analisi di un pezzo di Storia che ha lasciato la maggior parte di noi attoniti. Passano gli anni, i decenni, ma se ci guardiamo intorno scopriamo di non aver imparato niente.
RispondiEliminaSempre delle belle proposte, Renzo.
Piera