mercoledì 23 marzo 2016

Il rapporto dell'uomo con il Divino, di Lorenzo Russo


Il rapporto dell'uomo con il Divino
di Lorenzo Russo


Che cos'è il Divino?
Il Divino universale, cioè quello da cui è sorto il tutto -quello sconosciuto come conosciuto- non è veramente dimostrabile, per cui l'uomo può ricorrere solamente al suo presunto Divino diventato carne, in se stesso quindi, in quanto fu creato a somiglianza del Creatore.
Per trovarlo servono le meditazioni, dalle quali nascano le buone intenzioni che lo aiutino a proseguire sulla via del progresso, invece che della distruzione.
L'islamismo estremo fa leva su una divinità certa e direttiva, su una forza che incute obbedienza assoluta e coraggio a sostenerla, che toglie soprattutto ai giovani la paura della morte e che oggi attira particolarmente un occidente alle prese con la superficialità del capitalismo e le ipocrisie e falsità del comunismo
La globalizzazione in atto sta soffocando la cultura occidentale, quella sorta nel corso della storia dell'uomo con il superamento di gravissimi conflitti, contraddizioni, abusi, torture, diffidenze.
È proprio il risultato di questi superamenti che va protetto come se si trattasse di proteggere un proprio figlio.
Non per questo, anche esso abbisogna di un continuo confronto con le altre culture esistenti, onde potersi riesaminare, rigenerare e migliorare.
Guai, però, al confronto preteso da una esigenza economica contraria alla volontà dei popoli e supportata da una classe politica al suo servizio.
La volontà popolare è il fondamento della democrazia, ma ha valore solo quando viene sostenuta da un sistema economico fondato sulla equità e giustizia.
È tempo di riprendersi il coraggio che la vita facile e superficiale offerta dal capitalismo liberale ha offuscato nelle menti dei popoli.
Non è il benessere materiale che apre le porte del paradiso in terra ed ancor meno dopo questa vita, per cui è tempo di prepararsi al conflitto culturale riaccendendo la fiamma liberatrice che nel corso dei secoli ha formato la cultura liberale dell'occidente.
Quella che è in corso è una lotta di credo tra il mondo democratico e l'altro dominato dalla sottomissione e accettazione di una volontà autarchica e despotica imposta come volontà divina.
E qui mi sembra che il buonismo cattolico si sia unito a quello della parte della nuova sinistra, una volta denominata comunista, disposta a sacrificare le conquiste democratiche dell'occidente all'ideologia universale di poter realizzare in breve tempo l'equiparazione e unione dei popoli senza tener conto dei conflitti identificatori e sociali ad essa inerenti.
Non che io non la sostenga, ma perchè credo che la sua realizzazione richieda un lasso di tempo di molto più lungo affinchè si realizzi senza costrizioni e divieti.
Non è così che il progresso debba sorgere prima nelle coscienze dei popoli per avere successo e che debba essere assecondato da un sistema economico adeguato?
Di fatto ancor oggi il mondo si regge sul principio ideologico dittatoriale, le cui denominazioni e metodi d'uso possono essere anche differenti.
Per esempio dittatura democratica, dittatura islamica, ma dove il principio è sempre lo stesso: quello di comandare e domare il popolo sottostante.
Pari a ciò che succede nell'Universo, anche il nostro mondo si regge dall'alto verso il basso.
In alto le forze che comandano, e non sempre per capacità intellettuale e merito, e più si va verso il basso più si riscontrano le forze deboli e bisognose di direttive e sostegno, come per esempio le suppliche rivolte a un Dio salvatore dimostrano.
La forza della sopravvivenza è dimostrazione dello stato cognitivo e di coscienza del supplicante, fatto che dà luogo all'immaginazione dell'esistenza di divinità differenti e anche contrastanti.
L'attuale invasione in massa di persone di religione islamica nell'Europa creerà senza dubbi i conflitti sopraelencati, per cui è necessario essere vigilanti, fare di tutto per inserirli nella nostra cultura, ma anche essere rigidi e fermi con l'espellere chi non voglia adeguarsi.
E qui mi pongo la domanda: che cosa ha tutto questo con l'esistenza di Dio?
Esiste un Dio senza l'uomo o è Dio nell'uomo creato a sua somiglianza?
È Dio uguale all'uomo, pur con tutte le sue incapacità e fragilità, o è una creazione dello spirito umano grazie alle sue capacità immaginative bisognose di una risposta persuasiva e consolante?
L'uomo ritratto di Dio e Cristo una sua possibile risposta esemplare, una tra altre?
Domande senza chiare risposte, per cui all'uomo non resta che affidarsi alle sue capacità intellettuali razionali, che vanno così coltivate e spronate affinchè egli riesca ad essere ideatore e costruttore del suo destino.
Dio, un essere superiore, sconosciuto nella sua realtà, l'uomo invece inferiore con l'attitudine di volersi elevare a sua somiglianza. Questo concetto ha qualcosa di vero, altrimenti potrebbe essere segno di pura presunzione, vanità, pazzia.
Senza un rapporto con il divino, l'essere umano sarebbe ancor più retrogrado, fino a insignificante; da qui il concetto che esso sia necessario per affrontare con successo le ostilità della sua vita.
È un concetto forte e pericoloso, in quanto potrebbe perturbare il proprio animo a tal punto da renderlo squilibrato, infatuato, pericoloso, diabolico.
Sta all'uomo dimostrare che il credo nella sua origine divina sia testimonianza di verità, cioè che lo preservi dalla sua possibile dannazione aiutandolo a costruire una società spronata a raggiungere lo stato finale evolutivo.
Che sia quello trasmesso dal vecchio testamento, nel quale l'uomo e il divino erano simbiosi vissuta, rimane una speranza che sarebbe bene di non perdere.
Intravedo due reazioni dal rapporto dell'uomo con il divino: una che lo sprona a migliorare le sue condizioni di vita, da svolgere al meglio nell'ambito societario e nella tutela dell'ambiente, l'altra che lo rende presuntuoso, egocentrico, violento nel credo di agire per volontà divina.
Consiglio all'uomo di considerare l'approccio al divino come una polizza assicurativa, che lo aiuti a sopportare le sconfitte con lo sguardo rivolto alla sua origine particolare.
Il riferimento al divino sia per l'uomo il faro della sua salvezza e realizzazione.
Per chiunque volesse lasciare dietro di sè un'impronta personale tangibile deve superare tre fasi: riconoscere, apprendere e mettere in pratica.
E che non si dimentichi di volgere lo sguardo indietro per non smarrire la scia prescelta, onde evitare di essere sviato dai vizi, comuni e non comuni della vita.



2 commenti:

  1. complimenti per questa dotta riflessione che condivido.
    "senza un rapporto con il divino l'uomo sarebbe ancor più retrogrado ", infatti, fin daal principio della sua evoluzione, questo rapporto ( corretto o deviato), l'ha sempre ricercato...! Stefano.

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  2. Una riflessione complessa, diverse domande alle quali l'autore cerca di dare risposte, che non sempre sono facili.
    Un testo letto con interesse e attenzione.
    Grazie.
    Piera

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