Firenze
senza fretta
di massimolegnani
Forse
perché già avvezzo alla città o forse per un’inclinazione
naturale, ma in questi giorni da turista tendo a trascurare le opere
sfarzose a vantaggio dei dettagli, una grata antica a una
finestra, gli anelli in vecchio ferro sulle pareti dei palazzi, le
pietre consumate sotto ai piedi, come fossero questi il cuore segreto
di Firenze . Così mi soffermo alla facciata nuda di San Lorenzo,
ammiro la potenza della semplicità e immagino i rosoni, le statue, i
fregi che non misero, mentre tiro dritto ai marmi presuntuosi che
decorano il Duomo.
A S.Maria Novella
passo veloce tra le navate cariche di magnificenza e mi dilungo per i
chiostri lastricati a tombe di gente sconosciuta. Immagino la storia
dei morti al di là delle vaghe allusioni delle epigrafi: questo
signore definito ingenuo sulla
pietra forse è stato scaltro a impalmare una sorella appresso
all’altra. E mi chiedo che cosa avrà combinato in vita quest’altro
a cui i parenti hanno negato il nome intero e il giorno della
nascita, sulla lapide compare solo la data della morte, come una
maledizione.
In
una chiesetta romanica a cui le guide riconoscono un unico pregio, “è
di fronte a OrsanMichele”,
ascolto le note solitarie di una spinetta ad ala, brani di Bach
suonati deliziosamente per i pochissimi presenti; penso a certi blog
lontani dalle rotte consuete di navigazione, dove piccoli capolavori
sono trascurati dai lettori.
Al
Forte Belvedere è un catenaccio infisso al legno ad assorbire la mia
attenzione, passo minuti a contemplare la bellezza della ruggine che
sa di secoli sommatisi nel tempo e mi stordisco a pensare al numero
infinito di volte che mani dopo mani hanno fatto scorrere il
chiavistello nei ferri ricurvi a chiudere e riaprire quel portone.
Alle opere moderne sparse nei giardini, scarabei di rame, vasche da
bagno, dedico pochi sguardi d’obbligo privi di stupore, non amo la
prosopopea degli artisti di grido che vogliono stupirti a tutti i
costi.
Questa
la mia Firenze minima, non meno amata. Solo di notte, passeggiando
per vie casuali, m’imbatto in monumenti che il buio intorno rende
superbamente umili. E ritrovo meraviglia per i marmi rischiarati
dalla luna, Giotto che svetta, il Duomo che sembra quasi una camelia
bianca.
Lo sguardo originale di un bravissimo autore.
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