giovedì 14 luglio 2016

Firenze senza fretta, di massimolegnani

Firenze senza fretta
di massimolegnani
Forse perché già avvezzo alla città o forse per un’inclinazione naturale, ma in questi giorni da turista tendo a trascurare le opere sfarzose a vantaggio dei dettagli,  una grata antica a una finestra, gli anelli in vecchio ferro sulle pareti dei palazzi, le pietre consumate sotto ai piedi, come fossero questi il cuore segreto di Firenze . Così mi soffermo alla facciata nuda di San Lorenzo, ammiro la potenza della semplicità e immagino i rosoni, le statue, i fregi che non misero, mentre tiro dritto ai marmi presuntuosi che decorano il Duomo.
A S.Maria Novella passo veloce tra le navate cariche di magnificenza e mi dilungo per i chiostri lastricati a tombe di gente sconosciuta. Immagino la storia dei morti al di là delle vaghe allusioni delle epigrafi: questo signore definito ingenuo sulla pietra forse è stato scaltro a impalmare una sorella appresso all’altra. E mi chiedo che cosa avrà combinato in vita quest’altro a cui i parenti hanno negato il nome intero e il giorno della nascita, sulla lapide compare solo la data della morte, come una maledizione.
In una chiesetta romanica a cui le guide riconoscono un unico pregio, “è di fronte a OrsanMichele”, ascolto le note solitarie di una spinetta ad ala, brani di Bach suonati deliziosamente per i pochissimi presenti; penso a certi blog lontani dalle rotte consuete di navigazione, dove piccoli capolavori sono trascurati dai lettori.
Al Forte Belvedere è un catenaccio infisso al legno ad assorbire la mia attenzione, passo minuti a contemplare la bellezza della ruggine che sa di secoli sommatisi nel tempo e mi stordisco a pensare al numero infinito di volte che mani dopo mani hanno fatto scorrere il chiavistello nei ferri ricurvi a chiudere e riaprire quel portone. Alle opere moderne sparse nei giardini, scarabei di rame, vasche da bagno, dedico pochi sguardi d’obbligo privi di stupore, non amo la prosopopea degli artisti di grido che vogliono stupirti a tutti i costi.
Questa la mia Firenze minima, non meno amata. Solo di notte, passeggiando per vie casuali, m’imbatto in monumenti che il buio intorno rende superbamente umili. E ritrovo meraviglia per i marmi rischiarati dalla luna, Giotto che svetta, il Duomo che sembra quasi una camelia bianca.


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