Gli
occhiali d’oro
di
Giorgio Bassani
Feltrinelli
Editore
Narrativa
romanzo
Pagg.
96
ISBN 9788807880124
Prezzo
€ 7,50
Il
dramma dell’emarginazione
L’essere
perseguitati in base a una legge perché si è nati ebrei e l’essere
emarginati solo perché si è nati omosessuali sono i percorsi quasi
paralleli di cui tratta questo romanzo breve di Giorgio Bassani,
parte integrante di quel grande progetto letterario che molto
opportunamente chiamò Il
romanzo di Ferrara.
La
vicenda del dottor Fadigati, conosciuto e stimato medico
otorinolaringoiatra, con avviato studio in città, può essere solo
un pretesto per delineare l’esistenza di chi, per natura o per
legge, è definito un diverso, ma è anche emblematica di un falso
puritanesimo che al giorno d’oggi farebbe sorridere, ma che negli
anni 30’, in cui in Italia predominava tanto da sembrare eterno il
fascismo, era più che mai radicato. Stimato si è detto questo
clinico, almeno fino a quando, pubblicamente, non rivela la propria
sessualità, perché allora, all’impietosa luce del sole, si
insinua nei cittadini dapprima un senso di scherno e di ilarità e
poi una vera e propria emarginazione che si traduce in un calo
marcato della clientela dello studio medico, in un isolamento in cui
l’interessato avverte colpe che non ha. Non è un caso, poi, che
pur non approvando il suo comportamento, l’autore e la sua famiglia
non lo evitano, già in procinto di essere considerati pure loro
diversi in quanto ebrei. Sintomatico di questo atteggiamento, se non
di consenso, almeno di comprensione, è quel puvraz che
pronuncia il padre dell’autore, apprendendo, raggiunta la famiglia
a Riccione per le vacanze, che quella persona che così tanto stima –
e che continuerà a stimare – ha manifestato pubblicamente, con
grande scandalo, le sue tendenze accompagnandosi al Grand Hotel
con un giovane studente sfaccendato, amico del Bassani. L’amante
non è altri che un gigolò, senza alcuna morale, che va con le
donne, ma che non disdegna gli uomini quando questa compagnia sia ben
fruttifera. Gli spasimi di Fedigati, le sue gelosie, il lento
scendere nel baratro sono descritti in modo splendido e con una penna
guidata da un grande senso di pietà; sono pagine in cui l’autore
riesce a cogliere il tormento dell’esistenza che può avere solo un
innamorato tradito e un uomo che avverte palpabilmente un progressivo
isolamento, da cui non potrà uscire se non con un gesto estremo, con
un suicidio che i giornali di regime faranno passare per incidente.
La vicenda si svolge mentre già la stampa comincia ad attaccare gli
ebrei, tanto da parlare di imminenti leggi razziali, che di lì a
poco in effetti verranno promulgate. L’ansia di questi israeliti,
che memori di antiche persecuzioni sono sempre attenti a cogliere
sintomi avversi, è ben esposta e procede di pari passo con le
chiacchiere e gli atteggiamenti dei ferraresi nei confronti del
dottor Fadigati.
Due
diversità, dunque, ed entrambe incolpevoli, un senso di graduale
afflizione che pervade gli animi, che rende insicuri, un’inconscia
sensazione di colpevolezza quando invece colpevoli non si è,
incidono le pagine come rasoi, descrivono in un italiano colto e
ricercato il passaggio dai timori alla disperazione, condannano senza
se e senza ma l’atroce delitto dell’emarginazione, un altro
crimine di cui si macchierà il fascismo, incapace di fornire agli
italiani un ideale diverso da quello che gli fu proprio, cioè la
violenza per la violenza, la discordia civile, il senso
dell’inutilità di una vita non libera di essere vissuta.
Non
ho altro da aggiungere, salvo che questa piacevolissimo libro, che
appaga in tutto e per tutto, lascia alla fine un senso di
disorientamento, quasi di incredulità, come se certi fatti – e non
dico quelli del romanzo – non possano essere accaduti, quando
invece sappiamo che altri ben più gravi avvennero, come l’Olocausto
conferma.
Giorgio Bassani nacque
a Bologna il 4 marzo 1916 e morì a Roma il 13 aprile 2000. Di
famiglia ebraica, patì le persecuzioni razziali e durante gli anni
di guerra partecipò attivamente alla resistenza. E’ solo dopo il
1945 che si dedica all’attività letteraria in via continuativa,
sia come scrittore che operatore letterario (suo è il merito di aver
caldeggiato all’editore Feltrinelli la pubblicazione de
Il gattopardo).
Poeta
raffinato, Bassani ottenne il successo di pubblico con Il
giardino dei Finzi Contini,
di cui fu curata anche una trasposizione cinematografica da parte di
De Sica.
Renzo
Montagnoli
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