La
scala di ferro
di
Georges Simenon
traduzione
di Laura Fausin Guarino
Edizioni
Adelphi
Narrativa
romanzo
Collana
Biblioteca Adelphi
Pagg.
179
ISBN 9788845930508
Prezzo
Euro 18,00
Il
sospetto
E’
difficile arrivare all’ultima pagina senza essere presi dall’ansia
di chi vuol sapere, di chi paventa una fine che magari non sarà come
quella immaginata, perché La
scala di ferro è
un vero e proprio thriller che riserva non poche sorprese e l’ultima
di certo è quella meno prevedibile, anche se logica. Étienne,
entrato nel cuore di un’avvenente, ma più anziana donna, che
sospetta aver avvelenato e in tal modo ucciso il marito, poco a poco
si convince che la prossima vittima designata non potrà che essere
lui. Certi atteggiamenti della moglie, che ha sposato dopo un anno
della sua vedovanza, e soprattutto le analisi di un medico gli
confermano la fondatezza dei suoi sospetti. Già accusa dei disturbi
causati dall’arsenico che gli viene propinato gradualmente in
alcuni piatti ed Etienne, invece di andarsene, rimane perché senza
quella donna non può più vivere e anche perché la nuova situazione
rende più attiva la sua vita. Il tema del sospetto è un classico in
questo genere di letteratura ed è stato introdotto con notevole
successo nel cinema da Alfred Hitchcock, tanto da dirigere una
pellicola intitolata appunto Il
sospetto con
interpreti Cary Grant e Joan Fontaine. E come nei film del grande
regista inglese, nelle pagine di La
scala di ferro troviamo
una progressiva e crescente tensione che nel caso specifico non direi
causata dalla paura perché ciò che si instaura fra Etienne e la
moglie è un conflitto, con lei che procede nel suo disegno omicida e
lui che cerca di salvare la pelle; inoltre, se lui sa dei propositi
del coniuge, non è improbabile che anche lei si sia accorta che il
marito nutre dei sospetti. É quasi una partita a carte scoperte, i
cui contendenti tuttavia preferiscono nascondere, proprio per il
sottile piacere provocato dalla tensione. Chi uscirà vincitore?
Ovviamente non dico nulla lasciando a chi leggerà l’affannosa
ricerca della verità.
La
trama é particolarmente avvincente e l’analisi psicologica dei
personaggi è assai approfondita, come è d’uso con Simenon; si
entra piano in questa spirale di sospetti, ma poi tutto scorre
rapidamente sotto ai nostri occhi, con sullo sfondo sempre quella
scala di ferro, quella che porta dal negozio all’appartamento,
l’ideale congiunzione fra la vita pubblica di tutti i giorni e le
violente passioni private, che i protagonisti si sforzano di
occultare.
Da
leggere, ovviamente.
Georges
Simenon,
nato a Liegi nel 1903, morto a Losanna nel 1989,
ha lasciato centonovantatre romanzi
pubblicati sotto il suo nome e un numero imprecisato di romanzi e
racconti pubblicati sotto pseudonimi, oltre a volumi di «dettature»
e memorie. Il commissario Maigret è protagonista di 75 romanzi
e 28 racconti, tutti pubblicati fra il 1931 e il 1972. Celebre in
tutto il mondo, innanzitutto per le storie di Maigret, Simenon è
anche, paradossalmente, un caso di «scrittore per scrittori». Da
Henry Miller a JeanPauhlan, da Faulkner a Cocteau, molti e disparati
sono infatti gli
autori che hanno riconosciuto in lui un maestro. Tra questi, André
Gide: «Considero Simenon un grande romanziere, forse il più grande
e il più autentico che
la letteratura
francese abbia oggi»; Walter Benjamin: «… leggo ogni nuovo
romanzo di Simenon»; Louis-Ferdinand Céline:
«Ci sono scrittori che ammiro moltissimo: il Simenon dei Pitard,
per esempio, bisognerebbe parlarne tutti i giorni».
Renzo
Montagnoli
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