La
Versilia «noir» di Leonardo Gori
fra delitti e cinismo
Temi
civili e politici si intrecciano in un poliziesco mozzafiato
Ancora
un thriller di Leonardo
Gori,
un autore molto amato dai cultori del genere. «Musica
nera» (Tea, pp. 349, 14 euro, con una «Coda» di Marco Vichi)
ci porta in Versilia, anno 1967. Mentre lo scenario internazionale è
dominato dalla Guerra Fredda e dall’escalation americana in
Vietnam, l’Italia si gode i frutti della ripresa economica. Il
benessere non è più un sogno irrealizzabile, gli anni della fame e
del fascismo sono solo un brutto, lontano ricordo. La 500 e le
vacanze al mare sono ormai alla portata di quasi tutti. Nei juke-box
impazzano Rocky Roberts, Gianni Morandi e Caterina Caselli.Eppure,
lungo il litorale turistico di Viareggio, qualcuno sembra molto
distante da questo clima di euforia collettiva. Si tratta di un
gruppo di donne in nero che, sul pontile del Cinquale, si ritrova
ogni sera per guardare il mare senza sosta, e lo scrutano silenti,
misteriose. La stranezza non passa inosservata agli occhi del
colonnello dei Carabinieri Bruno Arcieri, venuto al funerale di un
vecchio amico, un ufficiale della Marina militare, morto per
un’apparente disgrazia in un fosso inquinato, pieno di schiuma. Ma
sarà il jazz della sua giovinezza, suonato dalla misteriosa tromba
di un musicista che è come emerso dall’abisso del tempo, a
condurlo a una trappola mortale a cui sfugge in modo inspiegabile.
Gli appassionati dei gialli di Gori, che già hanno apprezzato
«L’angelo del fango» (Premio Scerbanenco 2005), solo per citare
il capostipite della serie, non si stupiranno per la sagacia di
questo detective sui generis, che pure, nonostante il suo proverbiale
intuito, fuorviato dal jazz della sua giovinezza, sta per cadere,
come dicevamo, in un trabocchetto assassino. Proprio per prenderne
reale consapevolezza e scoprire la radice di plurimi omicidi insoluti
– una famiglia ebrea massacrata nel 1944, un faccendiere segreto
legato ai servizi di Salò, l’equipaggio di un sommergibile colato
a picco nel Tirreno – Arcieri condurrà un’indagine privata
destinata a fare luce su un’intricata matassa di trame eversive e
di interessi personali di efferato cinismo. Ma non è finita qui,
perché la sorpresa delle sorprese sarà proprio nell’epilogo del
ben congegnato romanzo. L’autore, da sempre è maestro
nell’intrecciare temi civili e politici che ancora condizionano la
vita d’oggi, plasmandoli in un poliziesco mozzafiato, giocoliere
della vera Storia, frammista a quella inventata, dove vero e
verosimile si rincorrono, facendoci correre a nostra volta, nella
curiosità della lettura. In buona sostanza, potremmo dire, che dalla
lettura di questo giallo, fuori dai canoni consueti, traiamo
l’impressione di aver viaggiato nella memoria di una generazione
che ha ricostruito l’Italia a favore di tutti, ma per il vantaggio
di pochi. Si resta impressionati, leggendo questo labirintico noir
sociale, dalla capacità di Gori di dosare con preciso acume i vari
ingredienti che fanno di un romanzo del genere non solo una trama che
si legge premuti dalla curiosità di scoprire il colpevole, ma anche
una spinta alla riflessione. E il detective d’eccezione, Bruno
Arcieri, inchiesta dopo inchiesta, attraversando i decenni più
aggrovigliati del Novecento italiano, ci offre, nel ciclo di romanzi
dell’autore, un ritratto vivido e stigmatizzante della realtà in
cui viviamo.
Grazia
Giordani
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