Fontamara -
Ignazio Silone – Mondadori - Pagg. 270 –
ISBN 9788804319634 .
Euro 11,00
Esautorato
da ogni possibile attivismo, esule scampato al disordine interno
della sua patria, disilluso dalla sua stessa statura morale che non
gli permise di gradire la svolta stalinista del suo partito, solo a
Davos, in Svizzera, lo scrittore abruzzese ricercò la compagnia
della penna , scrivendo questo importante romanzo, e della sua terra,
rappresentandola stretta nella morsa della storia fatta dagli
usurpatori, di qualunque specie, e di suoi tre compaesani, i quali
immagina a loro volta esuli al suo cospetto.
Inizia
così il romanzo, con l’intento di raccontare ciò che è stato di
Fontamara, piccolo paese della Marsica, inesistente nella carta
geografica ma lì, vivo, nel Fucino, come tanti. Il racconto è
affidato proprio alle voci narranti dei tre esuli: padre, madre e
figlio. La loro vita e le loro peripezie restituiscono il travaglio
dell’intera comunità pur focalizzandosi sul destino di alcuni
piccoli uomini e di alcune piccole donne.
Il
candore della narrazione affidata ai tre compaesani ha la potenza di
rappresentare, senza intermediazione alcuna, in un abile stratagemma
narrativo, lo stupore e l’ingenuità di una comunità che ha
registrato per secoli la realtà su determinati schemi mentali,su
logiche assodate, e che ora non ha alcun strumento per dare lettura
alla realtà cambiata. Non ha cultura, il cafone, per evitare gli
imbrogli, non ha informazioni per capire il segno dei tempi mutati,
non conosce problema che non sia direttamente riconducibile alla sua
stretta e grama esistenza. Lo sguardo lungo può giungere solo a
capire i minimi scarti registrabili in una corta scala sociale: non
c’è movimento, ormai, neppure minimo. Ognuno è condannato al suo
stato sociale. Berardo, la figura tragica della narrazione,
rappresenta questo immobilismo e il misero tentativo di combatterlo.
Le oscure figure che dettano le regole attuali, i fascisti, possono
essere contrastate se si vuole modificare la propria condizione; si
assiste così ad un’ evoluzione politica dello spirito di questo
emblematico personaggio che, mosso da un intento di riscatto
individuale, si immola ad una causa senza in fondo capire bene la sua
scelta depauperata dalla sua carica idealista, venute meno le
premesse individuali che lo portarono all’azione.
La
narrazione ha il pregio di restituire l’impatto della barbarie
fascista sui poverini cafoni , ignoranti, ingenui, inconsapevoli e
vittime fin troppo gratuite di un artificio storico. Le pagine si
nutrono di una sottile e amara vena ironica che la realtà stessa
determina nel tentativo di decodifica di un quid astruso,
incomprensibile, sfuggente che è però capace di suscitare almeno
una domanda: “Che fare?”
Amaro
ma fondamentale.
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