giovedì 12 gennaio 2017

Addio a tutto questo, di Robert Graves





Addio a tutto questo

IL LIBRO. L’autobiografia dello scrittore inglese
Graves, una vita segnata dal sangue della prima guerra




Robert Graves nella sua intensa autobiografia «Addio a tutto questo» (Adelphi pp.398, euro 20, traduzione di Annalisa Carena, con preziosa nota di Ottavio Fatica), ci conduce sia all’interno delle celebri public school inglesi che nelle tragiche trincee della prima guerra mondiale, dove un’intera generazione di giovani venne brutalmente trucidata.
In questa corposa lettura c’imbattiamo, quindi, nei primi ricordi d’infanzia dell’autore, quando la crescita in una famiglia in cui si mescolavano radici irlandesi, danesi e tedesche, fornì al giovane Robert un ambiente nel contempo rispettoso delle tradizioni, ma aperto al confronto e alla discussione, circostanza che regalò allo scrittore una personalità fuori dagli schemi inamidati e convenzionali. Fatto che gli creò  in seguito delle difficoltà con il rigido sistema educativo britannico, contrasto che si acuì col passaggio alla scuola superiore di Charterhouse, dove l’amore per lo studio e soprattutto la parentela germanica, poteva inimicargli i compagni, in un periodo di anni difficili per le forti tensioni estere. A dar sollievo al giovane Robert, la nascita di sincere amicizie e la grande passione per la poesia, cui si aggiunse la pratica del pugilato, espediente efficace per tenere lontani i vessatori e gli aggressivi.
Lo seguiamo anche nel suo primo amore platonico per un compagno più giovane.
Alla fine del liceo, sarà la guerra a far sentire la sua cruenta voce. Il giovane si arruola volontario, nonostante provasse riserve nei confronti del conflitto. E dopo un breve addestramento da ufficiale nel valoroso corpo dei Royal Welsh Fusiliers, ed un difficile servizio in patria, comincia l’avventura della guerra in trincea in Francia, affrontando pericoli e soprattutto mortificazioni dal conteggio implacabile delle perdite umane.
Il giovane ufficiale avrà così modo di vivere la più disastrosa guerra mai sperimentata prima dal genere umano, sostenuta anche dal senso dell’onore e di fratellanza che si crea tra chi è vittima dello stesso destino, consapevole della vacua propaganda giornalistica. Sarà forte la depressione per il senso d’impotenza nei confronti degli insensati massacri.
Anche l’amicizia con il giovane Siegfried Sassoon, con cui condivide la passione per la poesia, sarà un fugace sollievo, in mezzo alla morte che incombe sui campi di battaglia. Il 20 luglio 2016, è una data fatale per il giovane, ormai promosso capitano, quando riportò una grave ferita ai polmoni. Inizialmente creduto morto, comparso nella lista dei caduti, tornò su un treno ospedale a Wimbledon per la convalescenza in patria.
Rischia conseguenze, ritenuto pacifista.
Un po’ di meritata tranquillità gli viene dal matrimonio con la giovane Nancy Nicholson. L’armistizio del novembre 1918 e la nascita di una prima figlia, lo spingono al congedo e alla ripresa degli studi interrotti ad Oxford. Qui conoscerà altri personaggi importanti della cultura inglese e farà amicizia con Thomas Edward Lawrence.
Dopo una sfortunata esperienza commerciale, le difficoltà economiche lo spingeranno in Egitto, per un lavoro che non gli procurerà soddisfazioni.
Il capolavoro di Graves (1885-1985) è in sintesi un commiato alla patria e ad un mondo che si è sbriciolato su campi di battaglia. È l’addio di un’intera generazione che la guerra ha annientato.


Grazia Giordani




1 commento:

  1. Una bella recensione ad una autobiografia senz'altro di valore. La vita, quella dell'autore, indubbiamente segnata dall'esperienza della guerra, con tutto ciò che questa ha significato. Ha ragione l'autrice, "un’intera generazione di giovani brutalmente trucidata".
    Piera

    RispondiElimina