Kafka e il mistero del processo
Mondo di carta e mondo
virtuale: la crisi dell’editoria.
Un’opera
“di letteratura” può essere scritta solo da un uomo libero e non da un
intellettuale organico: è quanto sostiene, con la sua accattivante
dialettica, Aldo Busi, in un recente articolo pubblicato sul “Corriere della
Sera”. Salvo Zappulla sembra concretizzare nell’Autore,
protagonista del suo ultimo romanzo (“ Kafka e il mistero del
processo”, 2014, Melino Nerella Edizioni ,pagg. 211), tale
assioma. Lo scrittore siciliano che ha esordito con successo, producendo testi
teatrali e fiabe, nel romanzo tocca un problema di scottante attualità: la
difesa della cultura (particolarmente della produzione letteraria) dal
predominio del Potere e dalla massificazione dei mezzi di
comunicazione, in un periodo di profonda crisi dell’ editoria. Il titolo fa
riferimento a un processo di tipo kafkiano che non è altro che il processo
ingiusto e sommario cui sono sottoposte le opere letterarie, vanificando così
le speranze di tanti scrittori. Se Busi dice che l’opera letteraria
oggi non dura più di un tweet e quindi è
effimera, Zappulla tira un affondo e dichiara che il libro è divenuto
un prodotto pubblicizzato e imposto dai mass media come un biscotto o un
detersivo. Il successo è artificiale e l’effimero si trasforma nel
nulla. Ogni personaggio noto pubblica qualcosa, sia esso un politico o una
pornostar: alla crisi delle idee si ovvia con la grafomania del fatuo. L’Autore
di Zappulla decide, spinto da un enigmatico editore filosofo, di
uscire fuori dalla oscurità in cui si dibatte da anni e di scrivere una storia
particolare: crea Pedro Escobar, sub-protagonista e suo alter-ego. Come nei
“Sei Personaggi in cerca d’autore” di Pirandello, anche Pedro, appena
nato, si stacca dal suo creatore e vive di vita propria, cominciando
a scorrazzare sul web e divenendo uno spam per entrare, inosservato, nel
mondo della letteratura del passato e modificare storie e
personaggi: ritiene che la creatività sia arte malleabile e che ogni storia
possa essere trasformata e resa più brillante di prima. Innumerevoli le sue
scorribande da Madame Bovary ai Tre Moschettieri (quattro come dice), alla
Divina Commedia, alla Piccola Fiammiferaia, a Pinocchio: egli è un
malvagio, un predone, scisso dalla sua metà razionale é pura fantasia.
È pericoloso, attraverso la manipolazione delle opere letterarie può
stravolgere le linee guida dell’umanità e gettarla nella barbarie. L’Autore, a
causa sua, viene processato per esercizio arbitrario e antiregolamentare
dell’uso della penna e incarcerato. Solo riacciuffando Pedro che si
trova nella Città della Ragione (dove sono depositate tutte le
grandi opere) e inglobandolo di nuovo nella sua mente , potrà
salvare la cultura messa a repentaglio dal suo clone impazzito. Con l’aiuto di
personaggi tragicomici e surreali quali Teo, il contestatore
e Amantea, la giornalista pasionaria , egli porterà a termine
felicemente la sua missione. La conclusione,nell’abbraccio dell’Autore con il
Lettore, apre alla speranza che la creazione letteraria, nelle sue forme più
alte, non sarà mai fagocitata dal consumismo.
Pina D’Alatri
E' una recensione intelligente che fa sì che questo romanzo costituisca elemento d'interesse, soprattutto nell'odierno panorama letterario italiano, per lo più sciatto, fatto di libri banali, ma sponsorizzati con veri e propri bombardamenti mediatici.
RispondiEliminaAgnese Addari
La bella recensione ad un libro senz'altro "particolare", fuori dagli schemi, mi viene da dire, anomalo, per certi versi. Non conosco molto Salvo Zappulla, ma mi colpisce la sua ironia dissacrante, il surrealismo delle sue storie.
RispondiEliminaD'altra parte, già il titolo indirizza verso un'altra storia altrettanto surreale, quell'opera straordinaria, sebbene incompiuta, che è Il processo di Kafka.
Sempre belle proposte. Grazie.
Piera